martedì 10 febbraio 2009

La Coscienza Dell'Indecenza


Non voglio unirmi al coro delle cornacchie, in questi giorni è stato uno stridere spaventoso; quello che avrebbe dovuto o potuto essere un evento “privato” si è trasformato in una scomposta bagarre in cui una povera donna neanche più in grado di intendere e di volere è stata tirata per le braccia contesa dall’opinione pubblica, dall’uomo della strada e da Bruno Vespa, dai medici bacchettoni e da quelli senza Dio, da tutti i poteri dello Stato, dalla famiglia, dai protocolli di morte e da un medico impietoso anestesista praticone.
Il giudizio sulla sacralità della vita si è scontrato con quello sulla sua relatività. La miseria del mondo politico ha consentito un’assenza di normative su un argomento delicato sul quale da tempo era pressante e urgente la richiesta pubblica (vedi caso Welby). Il pragmatismo e l’arroganza del potere giudiziario e di una “nota” procura, quella di Milano, ha fatto il resto. La tutela del dettato costituzionale diventa un triste intruglio: diritto a una vita “dignitosa”, e quindi a morire, da un lato, o diritto alla vita e alle cure e al nutrimento, alla dedizione della vita, dall’altro? La Costituzione presumibilmente non dice né l’uno e né l’altro. Un velo pietoso stendiamo anche sulle cosiddette "sentenze" della Corte Costituzionale, mosse dall'interesse ad affermare l'una o tal'altra teoria, a seconda di chi si pronuncia, e dagli interessi, spesso politici, che sottintende. Le speculazioni dei politici, da una parte, e l’intransigenza del nostro capo dello Stato (ma... un bel sorriso a quando?), con un bel curriculum di burocrate di partito e di ex filo-sovietico alle spalle, per il quale conta solo la tutela degli equilibri dei poteri dello stato (ma l’eutanasia non è vietata? Questo non è un aspetto da considerare?), per il quale è emersa a mio avviso anche e comunque la sua posizione etica. Coccodrilli a destra e a sinistra. Cosa dire, senz’altro il caso Welby era tutt’altra cosa. Welby era attaccato a una macchina, soffriva come un cane, e ha chiesto consapevolmente di essere “soppresso”. Nel caso presente, la persona non era consapevole, era solo nutrita e idratata, non si sa se e a quali sofferenze sia andata incontro, si è avallato un sistema che va a favore di soluzioni-scorciatoia. Se non era morta finora ci sarà ben stato un motivo. C'è sempre un motivo, ed è scritto dentro la vita di ognuno. Per gli animali l'eutanasia è già un fatto. Ho visto portare dal veterinario animali ancora coscienti, non ancora in una fase grave, o con malattie ancora da manifestare. Il dolore della famiglia è assolutamente degno di rispetto e comprensione, ma questo caso ha mosso e toccato molte altre problematiche, e montato sù le passioni di un paese come il nostro, ricco sì di tanta vitalità, ma che quando si appassiona diventa gretto, partigiano, meschino. Non si poteva pensare che rimanesse un caso umano e isolato. Siamo in Italia ma neanche altrove lo sarebbe. Il fatto che la cosa si sia risolta in soli quattro giorni la dice lunga: mano "pietosa"... o la donna non ne poteva veramente più, e ci ha pensato lei?

Non avrei voluto scrivere un post su questo tema, ma le cornacchie continuano ..... e io non volevo essere da meno.

2 commenti:

diego ha detto...

doveva andare così punto e basta, signorina cara!

margot ha detto...

Le cose vanno come si fanno andare due punti, non vanno da sole, signorino caro