sabato 16 ottobre 2010

LE MADRI DI NADA


Qual è il vero volto dei grandi artisti? Quello che offrono al pubblico o quello che noi non avremo mai il piacere di conoscere veramente, la loro storia pubblica o la loro storia privata? Quanto il pubblico e il privato parlino tra loro e quanto l’uno influenzi l’altro, la loro storia privata e la loro vicenda artistica e pubblica? Questo lo potremmo dire per molti di loro. Specialmente negli anni ’60, quanti furono i personaggi che da una vita semplice, magari provinciale, paesana, furono catapultati nel giro di poco tempo sotto i riflettori, sotto il flash dei fotografi, davanti a un pubblico sterminato e davanti a un microfono…? Molti di questi non superarono la prova della notorietà o ebbero solo un breve momento di ubriacatura. Altri ebbero invece un’esplosione di successo talmente rapido (e a volte inaspettato) da non riuscire poi a sostenerlo e bissare il successo. Tra questi fenomeni uno dei più particolari fu senz’altro Nada. Spedita a Sanremo '69 a neanche 15 anni (con un 45 giri registrato di corsa e l’età falsificata), affidata alle cure sapienti di un produttore-paroliere scaltro, con una coltre di tolleranza che ora, dopo le grandi rivoluzioni cosiddette emancipatorie, sarebbe impensabile, Nada si ritrovò famosa senza passare dallo Zecchino d’Oro. Il suo successo si appoggiò – mi chiedo - sulla falsificazione della personalità, e sebbene, come leggeremo dai suoi scritti, non fosse mai stata realmente e spensieratamente bambina, le fu affibiato il clichè di cantante-bambina col vocione e con una corteccia di donna vissuta. Le uniche volte che tentarono di puntare sul clichè della bambina affidandole una volta tanto una favola, BIANCANEVE, e una seconda volta una patetica storia di due ragazzini adolescenti e fuggiaschi, PA' DIGLIELO A MA', in più doppiata nell’accoppiata a Sanremo 70 con un altro infante, il Ron-bambino-Rosalino, anch’egli probabile bocconcino e amoroso pupillo di un altro arcinoto squalo, insomma anche in quel caso il pubblico bocciò la manovra e sancì che Nada, anche se bambina, doveva impersonare il personaggio della donna vissuta in tutti i sensi. Che non era una bambinetta e che il personaggio della donna matura e particolare era quello vero, lo dimostrò ben presto spostandosi su un repertorio talmente ostico e particolare da determinare un calo di popolarità repentino. E aveva solo 20 anni. Forse aveva esagerato ed era andata troppo avanti: Ciampi, la Reale Accademia di Musica, Conte. Quanto la cosa fosse voluta da Ennio Melis non ne sono a conoscenza, se a testimoniare una ricerca di impegno restano sempre i provini di pezzi di Baglioni, Cocciante, Venditti editi solo molto più tardi sul suo prezioso quanto inaspettato “Malanima”. In fondo fino a due-tre anni prima canticchiava ancora IL RE DI DENARI. Fatto sta che da lì in poi, padrona della situazione oppure solo un ennesimo tentativo di commercializzarla, Nada tirò pian piano fuori tutta la sua singolarità e stranezza. Dura, ironica, dolce, romantica, diretta, angosciata, sofferente, chiusa, accartocciata su se stessa, rumorosa, aggressiva, legnosa, tenera. Tutto e il contrario di tutto. La vera Nada. Poi la fase ironica, sixty-demenziale, new-wave elettronica da fine anni 70 e negli anni 80. La vera Nada, comincia ad esprimersi a fine anni 80, e firma i suoi pezzi. Intanto escono due sue pubblicazioni: LE SUE MADRI (2003) e IL MIO CUORE UMANO (2008).

Di lei, forse se stessa, dice: “In casa erano tutti preoccupati, qualcuno pensava che fossi ritardata o che avessi problemi di salute, nessuno riusciva a indovinare lo stato di ebrezza in cui mi trovavo, e leggevo e leggevo. (…) Scrivevo poesie tristi, dolorose, la mia faccia assunse un’espressione malinconica, sospesa chissà dove (…) Iniziai a dormire di giorno perché volevo sognare (…) parlavo nel sogno di notte e anche di giorno (…) nessuno riusciva a trovare una giusta soluzione, e alla fine mia madre disse: uccidiamola."

Come se lei stesse ricostruendo e rappresentando il percorso, la figura della madre. Lo sta facendo da persona sana, da animale da palcoscenico, da inventrice e da simulatrice. Ovviamente questo dramma, questa tragedia Nada ce l’ha dentro, e forse anche i suoi primi anni da personaggio, da cantante popolare ne fa parte; forse anche quell’investimento era il frutto della malattia mentale, della pazzia, della vita.

"Vorrei buttarmi tra le sue braccia e piangere un po’, farle capire che quello che sta ascoltando è frutto di tanti momenti belli e brutti. Di battaglie, di lotte che coinvolgono la mia vita e quella delle persone che amo, che forse ho sbagliato tutto, per questo a volte la odio, per il suo vantarsi di essere l’artefice dei miei successi.”

La figura della madre, carattere ma anche malattia, due aspetti che sembrano indissolubili, emerge e sbuca un po’da tutte le parti. LE MIE MADRI. Più madri per scomporsi in tante storie, in tante angolazioni, in tante Nade. Tutte non lei, ma lei.

"Ti ricordi di mia madre / Ti ricordi i suoi passi / Gli occhi un po’ storti / Che mettevano paura / e così che mi diceva / tu non hai mani e piedi / sei soltanto una storia da buttare, / ma ci sono voluti i segni / ci sono voluti gli anni / giorni passati come cornacchie / sui ponti e sui miei panni, la mia vera identità /non è poi così perfetta."

Qui c’è la ragazza negata ma c’è anche la donna che negli anni ha trasformato il male contro se stessa in un apprezzamento e nel semplice perdonarsi i propri difetti. Invece che basare l’autolesionismo su questi.

Lo stesso in questo passo, in cui parla di… se stessa o della madre che è dentro di lei? “Si sedette nella poltrona davanti alla finestra, era già notte, cominciò a piangere, era felice ma era triste, sentiva qualcosa di diverso dentro e continuò a sentirlo sempre più forte, finché fu consapevole, fu consapevole che quel sentimento nuovo era una grande pietà per il mondo che la circondava.” E poi il padre. “Mio padre era un uomo piccolo / le sue mani dure avevano scavato la terra / non sapeva pregare solo marciare / su giù su giù su giù …”. Nel disagio per la malattia e la morte del padre un nuovo tentativo di abbraccio e un ritrovarsi sempre con la madre. “Corro verso mia madre / l’abbraccio forte piangendo / sento quanto le voglio bene, lei capisce, ora capisce.”E del padre “Da quando si era ammalato tra noi era scattato qualcosa di speciale. Mi faceva capire che si affidava , che gli davo sicurezza e faceva tutto quello che gli dicevo: “Forse è meglio che non esci” e lui non usciva, “forse è il caso che mangi un po’ di meno” e lui mangiava un po’ di meno." Lui muore: “… sentivo un tonfo dietro l’altro dentro le orecchie, dentro lo stomaco, dentro la testa, era il mio corpo che si frantumava . Era finita. Ma per me non sarebbe mai finita.”

IL MIO CUORE UMANO è bellissimo, a cominciare dalla copertina. Una prosa così asciutta, così, realistica, così viva che certe situazioni si toccano, sono presenti. Un po’ alla Garcia Marquez. Periodi brevissimi, concisi, e così ancora più perentori, le situazioni, le persone sono così, senza indecisioni, inequivocabili: personaggi! Forse in questa storia c’è proprio l’idea che certe persone e situazioni sono così, e non se ne esce. Certi meccanismi così forti che non si possono cambiare. Così le serate al circolo Arci del paese a guardare la televisione erano un evento. “Mia madre si preparava già molto prima, era tutta eccitata specialmente il sabato quando c’era il varietà. Si metteva il tailleur a quadretti bianchi e neri, le scarpe décolleté con i tacchi e si gonfiava lo chignon tanto da sembrare più alta, poi infilava la sua piccola borsetta nera, quadrata, nel braccio e si girava pronta verso di me e mio padre (…) e facendomi una carezza, una delle rare carezze che ricordo, diceva, senza che gliene importasse niente: “Sei pronta anche te? Andiamo”. E mangiata la foglia che durante la visione il direttore del circolo si girava sempre verso di lei per guardarle le gambe, “Io allora ogni volta che mia madre accavallava le gambe le tiravo giù la gonna…”.

La sua nascita e la sua fortuna furono predette alla madre in stato interessante da una zingara che li inseguì sulla spiaggia (la madre, il padre e la piccola sorella) perché voleva leggere la mano alla signora “non voglio niente in cambio”, e si batteva i pugni sul petto, “ogni tanto parlava un'altra lingua, sputava, alzava le braccia al cielo, puntava i piedi per terra”, finché la madre si convinse “Ecco, mi legga la mano”. La zingara (…) in un attimo la tirò a sé, le prese la mano e guardandola negli occhi (…) le disse: “Signora vi nascerà una bambina che vi darà tante soddisfazioni e voi girerete il mondo con lei”. La zingara se ne andò senza volere niente e la madre che le gridava dietro “Come vi chiamate?”, lei si girò e dopo un attimo di esitazione urlò tante volte: “Nada, Nada Nada”, “Che nome” disse mio padre, “dev’essere slavo”, e mia madre, ancora frastornata, a bassa voce tanto che nessuno la sentì disse:”Se nascerà femmina la chiamerò così”.

Nella sua carriera di artista “musicale” la sua parte visibile parla molto meno con queste esperienze narrate, tutte dentro l’anima, tutte dentro la vita non visibile “familiare”.

Dal 1992 i lavori di Nada rispecchiano in modo sempre e sempre più forte la sua vita “interiore”.

NADA - L'ANIME NERE (1992)

Questo cd realizzato con la RCA (e questo fu un piccolo flash, come se fosse ritornata un po’ la vecchia Nada, e infatti poco dopo ecco il bellissimo MALANIMA…), venne molto tempo dopo il Sanremo 1987 di BOLERO, con il quale si classificò … ultima! Gli strascichi di un decennio, gli anni ‘ 80, che le arrisero grandi successi e una non meno inarrestabile discesa, forse dovuta a un eccessivo autocompiacimento nel ruolo pop-wave-demenziale che portò ad un progressivo svuotamento della sua originalità. Tant’è che le canzoni di quest’album avevano girato già cinque-sei anni alla ricerca di un mecenate. Invece io le trovai veramente carine, a parte i testi sempre piuttosto wave, da girandolona nottambula alla ricerca di emozioni. Qui non si sente molto del cuore della vera Nada. Queste canzoni mi ricordavano un album che mi piacque molto e che nella mia mente malata doveva avere qualche artefice in comune., FABIOELISA, Tra Terra E Cielo. Idea del tutto fuori luogo (a parte un notevole familiarità musicale). Con Nada hanno invece scritto le canzoni il marito Gerry Manzoli, Varo Venturi (Hipnos) e Liliana Ritte (Tulliach). Varo Venturi era già nei suoi album EMI, "Smalto" e "Noi Non Cresceremo Mai", ed autore del suo più grande successo ’80, AMORE DISPERATO. Le canzoni mi piacciono tutte, meno forse ADIOS AMOR, troppo “Tears For Fears”, mie canzoni preferite GUARDA QUANTE STELLE, ANDAVAMO VERSO IL MARE, LONTANO, LA TUA LUCE. Piacevole, fresco, energetico.

NADA TRIO (1998)

Allegato alla rivista OLIS, si è poi trovato spesso nelle catene commerciali. Naturalmente io feci un po’ di acrobazie e rintracciai la rivista anche con qualche difficoltà. Il trio era composto da Fausto Mesolella (Chitarra) e Ferruccio Spinetti (Contrabasso), entrambi membri di Avion Travel. Il lavoro è piuttosto suggestivo, soprattutto i vecchi hit di Nada rivissuti in chiave unplugged e minimali con la bellissima voce di Nada in evidenza (IL CUORE E’ UNO ZINGARO, COME FACEVA FREDDO, LA FISARMONICA DI STRADELLA, LES BICYCLETTES…, MA CHE FREDDO FA, ecc.. Le particolarità, non trascurabili vista l’intensità dell’artista, oltre a MAREMMA (già inserita in MALANIMA), LUNA ROSSA (stupenda, crudele la pronuncia napoletana), ABBASSANDO di Avion Travel, NATI ALBERI di Battista Lena, pregevole chitarrista jazz, VENEZIA ISTANBUL del Battiato di “Patriots”.

DOVE SEI SEI (1999)

Un’ottima produzione artistica e arrangiamenti (Mauro Pagani, a cui lei stessa telefonò e disse “Mi produci?”) e promozione con un passaggio a Sanremo (GUARDAMI NEGLI OCCHI) e lo sponsor Celentano che parlò molto molto bene di lei e del suo album e che dopo un po’ la invitò per un duetto sul suo nuovo album (IL FIGLIO DEL DOLORE); presenti nella produzione anche Marcello Villella (Avion Travel), Gerri, e come ospiti Gianmaria Testa e Varo Venturi. Il tutto per la PolyGram. Bel disco, a volte riemerge la Nada esagerata (CURATA E COCCOLATA e VIENI MAI), a volte quella del già sentito (MARLENE, PICCOLI FIUMI, per il primo De Gregori, TENGO FAMIGLIA), le mie superpreferite INGANNO, GUARDAMI NEGLI OCCHI, GLU GLU. CORRERE è bella e extracosciente. La presenza di Mauro Pagani la fa da padrona, anche se Nada è troppo particolare per lasciarlo esprimere da solo.

Sono nata onda anomala in un mare che non conosco ancora bene ma che ci so restare a galla ormai ho imparato (…) E niente che resta in questa terra mossa / in queste montagne più dure delle mie ossa / Inganno fatto per restare / in fondo poco / di passaggio per andare”

“Questo liquido infernale / d’oro bello che ti fa bruciare / questo liquido che si mischia al sangue / (…) questo liquido eternamente / che è vita poi amore / morte e sangue.”

“Corrono i piedi / corrono le parole / corrono i pensieri e gli amori corrono, corrono (…) pensieri senza regie e anime viaggianti / e corrono da sempre le anime nel cielo / sulle nuvole sul mare il temporale / (…) corrono corrono le braccia / a tirare i giorni perché diventino più lunghi / corrono corrono sulla pelle dura / i segni del tempo che non mi fan paura (…) “

L’AMORE E’ FORTISSIMO E IL CORPO NO (2001)

IL linguaggio si fa più oscuro, più interno, più profondo, più duro e impietoso. Le immagini spesso dirette, il canto è alla come viene, sgraziato, carico, sciolto. La musica più in linea con la parte più oscura di certa musica inglese cresciuta e delineata dalla tradizione wave e a tratti addirittura sulla scia del punk. Bella GESU’, una sorta di manifesto-denuncia sulla mancanza di sacralità e sentimenti nel quotidiano e nella nostra vita presente. Belle IN GENERALE, GRAZIE, GIULIA, L’AMORE E’ FORTISSIMO, intense e piene di sentimenti. Più si ascoltano e più parlano, più si ascoltano e più questa “vociaccia” ti entra e ti dice, non solo con i significati delle frasi, ma con la forza e la durezza delle parole, da come le riesce a far diventare pietre e pugni nello stomaco. Forse lei stessa non si prende sul serio a volte e potrebbe fare di più e essere creduta di più. Forse avrebbe bisogno di un interlocutore più autorevole in sala, che come avviene per molti artisti, la contrasti e la indirizzi evitando gli eccessi dell’artista pur bravo che lasciato a ruota libera strafà. Il già sentito riappare con i THIS MORTAL COIL in L’AMORE E’ FORTISSIMO…. In un refrain che Nada ha già usato in altri pezzi di altri album (CORRERE).

“E’ giulia che si spoglia sotto una luce rossa / la mamma non gli ha detto dove bisogna stare / vivere la vita / è un peso / che non si può calcolare / a volte ci casca addosso / il mondo e il male / (…) c’è un uomo dietro la porta / vuole l’amore / l’amore non c’è”

“Sono un gallo che si svena / e mia madre che mi chiama / madre madre che mi odia / che mi ama e che mi odia / madre che non hai coraggio / madre che mi stai sul cazzo / madre non ho più la forza / madre ti voglio annegare / (…) sono un animale / e mi devo perdonare”

“l’amore è fortissimo / sa sopportare / occasioni mancate / disperazione e offese / e una lacrima che a volte s’infrange / su questa terra dove passa un’onda”

TUTTO L’AMORE CHE MI MANCA (2004)

Forse il più intenso e più bello tra i suoi album di poetessa trasgressiva, di bambina scontrosa e che trasforma la sua dolcezza in qualcosa di ostico, che richiede amore e sesso. Tutto sull’amore, quello che le manca. E sembra che l’amore che riceve, pur facendole e dandole piacere, non le basti mai. Un bellissimo insieme di canzoni che fanno toccare una parte nascosta, fragile della persona. Gli arrangiamenti bellissimi rendono tangibile questa sensazione di toccare l’interiorità. E lei parla di tutto quello che prova, senza nessun limite o ritegno. La canzone più “orecchiabile” è SENZA UN PERCHE’ che parla di una donna fragile, un po’ ignara, silenziosa delicata, che sembra non dover lasciare segni del suo passaggio. Eppure sembra così intensa. Strana contraddizione. Su tutto quell’album prevale questo essere accolti ad assistere e a percepire il senso di vuoto, la sensazione di deserto nel cuore, il bisogno di amore. Conclude CLASSICO, un pezzo in cui ascoltiamo per la prima volta Nada cantare in inglese, come una sorta di asettica e stilizzata presentazione del dolore che aspetta dietro la porta, dolore che esplode nel modo più pazzesco con la traccia nascosta, LE MIE MADRI, che è la “sorpresa” quello che c’era di più tremendo dietro tutto quello che finora è emerso in maniera delicata. Pazzesca, tragica, sottile, compassionevole, aggressiva, urlante, recriminante, implorante, esigente, realistica, dolce, bisognosa e, infine, severa. Un amore urlato, un amore veramente, stavolta, disperato.

L’album è ottimamente prodotto da John Parish, versatile musicista e produttore britannico (ha lavorato con p.J.Harvey e Tracy Chapman, e in Italia Afterhours e Cesare Basile, presente anche nell’album come chitarrista).

“E penso che una stanza sia una gabbia / e un’altra volta penso che / addio anche da me / (…) basta ridere a volte / ma non si fa / E le porte che sbattono / a volte io non so cos’è (…).”

“Ho rammendato le mie ferite (…) ma c’ho lasciato dentro tutto il mio dolore / che si è piantato che non mi ha più lasciato / ti aspettavo ti ho aspettato tanto tanto / (…) ora non voglio più essere più sapere / voglio solo lasciare voglio solo volare / voglio solo restare sospesa a metà / qui sospesa come mi va (…)”

“troppe volte i mie vestiti / stesi sopra il pavimento / son serviti ad asciugare / queste lacrime d’amore / ma chissà se amare come gli animali / serve a lasciare le impronte / questa vita non dà scampo / e ti porta via da me …”

“Sono un oggetto senza valore / se lo perdi adesso / non è un dolore / tu non sai niente di me… tu non sai mai niente… ”

NADA ZAMBONI – L’APERTURA (2005)

Nel suo percorso di artista comunicativa che crea le situazioni più interessanti nel contatto con altri artisti particolari come lei, Nada incontra Massimo Zamboni, chitarrista di CCCP, e pubblica un cd live, in cui alcuni suoi pezzi si abbelliscono con la bella e rifinita chitarra di Zamboni, il quale cede temporaneamente a Nada anche alcuni suoi pezzi (DA SOLO, TRAFITTO, MICCIA PRENDE FUOCO, ULTIMO VOLO AMERICA). Pezzi tratti da “L’Amore è Fortissimo…” e da “Tutto l’amore che mi manca”. Infine LE MIE MADRI in una versione rivissuta.

LE MIE CANZONCINE 1999-2006 (2006)

Raccolta molto ben fatta pubblicata da SAAR, CD più DVD, prodotta da Manzoli e Villella, pezzi tratti dai tre album, DOVE SEI SEI (1999), L’AMORE E’ FORTISSIMO E IL CORPO NO (2001), TUTTO L’AMORE CHE MI MANCA (2004) più un inedito molto carino, SCALZA, presente sia in versione audio che video. In versione video è riproposta anche MARE DI FIORI, bel pezzo pubblicato in versione singolo nel 2001. Molto interessanti tutti e cinque i video.

“Sono stesa su un mare di fiori (…) / e ci buttiamo dentro in questa danza / e il movimento diventa uno solo / è naturale lasciarsi andare senza pensare (…) / E rubati questi momenti / da una vita che ci dà / pochi divertimenti.”

LUNA IN PIENA (2007)

Ritorna a Sanremo, il pezzo è particolare, una specie di rondò in chiave rock, LUNA IN PIENA, arrangiato da Lucio Fabbri insieme a PIOGGIA D’ESTATE.

Negli altri pezzi, prodotti da Nada con Gerri, di nuovo Cesare Basile, Lorenzo Corti, Luca Rossi, Jorge Bosso, Marcello Sorge. Tutti personaggi piuttosto definiti e particolari. E si sente. Belli arrangiamenti su poca musica, melodia un po’ asfittica, armonia chiusa, molto parlarsi su se stessi in musica.

Non meno intensa del consueto, ma sembra meno esasperata la tensione emotiva, una maggiore padronanza di se stessa, una maturità finalmente vicina e forse già acquisita, e a volte sembra cogliersi addirittura una certa serenità, in mezzo a una malinconia intensa e un po’ distaccata. Il mondo si muove e non si muove. Sempre presente questo tema di offrirsi all’amore, mettendo in prima fila le proprie resistenze, il desiderio di abbandonarsi e i limiti nel farlo, e come questo amore che si vorrebbe vedere come un elisir alla fine non riesce a guarire l’anima inquieta e irrequieta. Un momento in cui ci si guarda intorno per capire in che direzione ci si deve ricominciare a muovere. L’amore che abbiamo intorno c’è o non c’è, la tentazione di mettere a tacere le nostre tensioni archiviando tutto. Insomma Nada riesce ad essere intensa anche quando sembra non avere niente da fare o da dire, anche quando sembra non avere grossi problemi. Ma qui sembra che tutto giri intorno al tema della crisi di una relazione, di un rapporto, di un amore che non sembra più carburare.

“Certo che non sembra bello / Sempre quel che vedi / Ma se vuoi puoi / Mettere un velo sopra tutto / (…) Puoi spostare l’orizzonte /dove sembra che tutto / Resti come se / Come se ogni cosa si potesse spostare / per avere / Un altro punto che”.

”Risposte buttate tra le borse nell’attaccapanni /davanti a un sole che scuoce / (…) La sera si presenta meglio / E tutto là davanti a te tutto pronto per essere per te / Ma il fuoco è il sale della memoria / La gente scopre che è sempre la stessa miseria”

“Maledetta questa sete che è rabbia / Questa voglia matta questa infinita ricerca / (…) e ce n’è voluto tanto di pensiero e di rimorso /per uscire fuori tutto a posto / tutto a posto un cazzo / E la testa è una mazza che, che sbatte / Contro la tazza di caffè.”

“Amore mio non mi guardare così / Non mi capisci più ed io non so cosa fare / (…) E non posso immaginare / quanto potrebbe pesare / Questo lasciarsi.”

STAZIONE BIRRA LIVE (2008)

Senz’altro più ufficiale del Live Brescia (con la data sbagliata) e poco promosso nel circuito della distribuzione convenzionale. Due nuovi inediti, STRETTA (prodotta anche stavolta da Lucio Fabbri), con l’organuccio un po’ Ray Manzarek e Doors. Molto carina e un po’ regolare, come non le capita spesso. Testo volitivo e positivo. NOVEMBRE (non confondiamo con la Ferreri, per carità). Pezzo dei Fleurs de Maladives, arrangiato ed eseguito dagli stessi, che conferma Nada nel ruolo informale di matura musa del rock alternativo italiano.

Belle le esecuzioni live dei suoi pezzi, eccellente il gruppo; in particolare graziosa IL CUORE E’ UNO ZINGARO” in versione tango e una punta d’ironia, mentre fa piacere sentire gli altri pezzi in versioni molto… conformi all’originale!!!

“Io non ho più una risposta / solo questo e ciò mi basta / Cerco solo d’affondare per non ritornare / non tornare, non tornare / Ma questo Novembre dura per sempre.”

Piccola conclusione: Nada è una grandissima artista; difficile tirare le somme del suo valore. E’ senz’altro una grande interprete. Come lei molti artisti hanno intrapreso la strada di scriversi le cose da soli. Le cose che scrive sono particolari e interessanti. Ma voglio cadere nel banale, mi piacerebbe tanto risentirla cantare grandi autori, senza togliere nulla alle cose che fa. La sua voce e la sua carica interperetativa sono particolari e uniche. Qualsiasi canzone con la sua voce diventa altro. E la ricchezza di un artista è quella di interpretare con la propria bocca e la propria vena anche le vite degli altri e non solo la propria.