mercoledì 5 gennaio 2011

Le Canzoni Del 6 Gennaio (1967-1971) (Reload)




Non siamo nati per vivere di ricordi, ma a volte ci risale il mistero della vita attraverso i ricordi. E, niente di più esaltante che pensare a quelle emozioni ricorrenti evocate da alcune storiche e irresisitibili trasmissioni televisive. Tra queste “Canzonissima” era senz’altro, tra le trasmissioni “stagionali”, quella che caratterizzava di più le serate domestiche e familiari. Seguendo quello che mi suggerisce il mio cuore (che, voglio essere presuntuosa, sbaglia solo quando non mi sento compresa) Canzonissima era una sorta di lungo e ricco animale, un lungo treno che dall’inizio delle scuole ci accompagnava al Natale; e come a consolarci della fine di questa festa tanto amata da noi bambini (per via del calore e dei vari e misteriosi Babbi Natale e Befane) la finalissima di Canzonissima rappresentava un malinconica fine di questo autunno-inverno costellato di emozioni, ma anche una consolatoria conclusione che incoraggiava ad affrontare l’inverno più duro e più triste (gennaio-febbraio e a volte, climaticamente, marzo) e ad arrivare con l’anima salva (sic! Ma niente Faber) alla primavera. Ad accoglierci e sostenerci in seguito sarebbero stati il freddo e crudele Sanremo e nella prima primavera il delicato ma meccanico Disco per l’Estate. Ma torniamo a Canzonissima. Ho scelto le cinque edizioni dal 1966 al 1970 perché sono quelle che ho vissuto con maggiore intensità. Quasi con amore. Dall’inizio alla fine. Spesso avevo grandi delusioni per l’eliminazione di un mio idolo, anche se mi piace, ora, dopo più di 40 anni, rendermi conto, con maggiore obiettività, di alcune finezze, che bambina presuntuosa e partigiana com’ero, non potevo vedere. Questo perché la mia lamentela principale era che in finale arrivavano sempre gli stessi cantanti e vincevano sempre gli stessi. Che era anche vero, ma questi cantanti erano comunque dei grandissimi cantanti e il fatto di ritrovarsi in pochi a una più serrata competizione finale (quando si era partiti in tanti) li rendeva comunque un’élite di talenti “popolari”; perché chi votava erano le stesse persone che compravano il biglietto e chi comprava il biglietto erano le stesse persone che competevano con milioni di altre per poter diventare milionarie. Questi cantanti, monotonamente sempre finalisti, con la loro competizione rendevano più o meno fortunati i possessori dei biglietti. Si diceva che i vari Villa, Berti, e poi gli Al Bano, i Reitano e poi più tardi la Fratello, erano rocciosi massicci del voto delle signore anziane, ed effettivamente la composizione della rosa finale era sempre in prevalenza “tradizionale”. Senza parlare delle cartoline che spedivano le case discografiche, ma che a mio avviso non potevano competere con le quantità industriali che arrivavano su certi nomi (Morandi, Villa, Berti) e non potevano avere un qualche effetto se non su nomi di livello secondario. Ovviamente è la mia idea.
Queste cinque edizioni sono interessanti da confrontare e già rivelano certi spostamenti di popolarità da uno all’altro artista. Così nel corso degli anni si poteva notare il livello di popolarità di Claudio Villa rispetto a Gianni Morandi, e poi tra Gianni Morandi e Massimo Ranieri, con una breve concessione nei ’70 a Nicola Di Bari. Certo in questa lottizzazione di posti in finale e di vittorie non si può sapere con sicurezza quanto fosse pesante l’influenza delle case discografiche e quanto potessero essere truccate le vittorie quando ad esempio (come nel caso di Dalida e Nicola Di Bari) il verdetto delle cartoline fu ribaltato dalle giurie.
Non si può inoltre non citare la conduzione delle cinque edizioni da parte di personaggi di grandissima levatura, la ‘Scala Reale’ del 1966-67 da Peppino De Filippo nella doppia veste di conduttore asettico e distaccato e del pasticcione e buffo ‘Pappagone’. Della ‘Partitissima’ 1967-68 con Alberto Lupo e i due grotteschi e parossistici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Della Canzonissima ’68 con la grande Mina, Walter Chiari e Paolo Panelli, un trio veramente efficace contro ogni aspettativa. La Canzonissima ’69, talmente costosa e ricca da suscitare le prime critiche sgangherate di un’Italia che cominciava ad accusare un calo di ricchezza e gli attacchi del sinistrismo sessantottino e delle stragi; edizione anch’essa di grandissimo livello con Dorelli e Raimondo Vianello, e le gemelle Kessler. Le due Canzonissime ’70 e ’71 più economiche, familiari, tutte coscia Carrà e deliziosa, semplicità e malcelata goffagine del grande Corrado; con nel ’71 i siparietti del grande Alighiero Noschese. Di queste grandi trasmissioni, non possiamo non percepire la geniale semplicità creatività, la freschezza, la carica di energia e di autenticità che non poteva non essere frutto di un immenso e infaticabile lavoro di ‘dietro le quinte’. Una ricchezza tale che ci si poteva permettere di trasmettere lunghe e noiose sequenze per le operazioni burocratiche per l’estrazione dei biglietti, o altro del genere; segno che il pubblico era più paziente perché già appagato da un livello qualitativo generalmente alto; cosa che adesso sarebbe impensabile, pensando alle attuale trasmissioni psicologicamente pressanti, senza un vuoto, senza una minima caduta, piene zeppe di… nulla.

SCALA REALE (1966-67)
“Aglio, fravaglio,
fattura ca nun quaglio,
corna, bicorna,
capa r’alice
e capa r’aglio
Gli esperti nel settore dicono che, per funzionare alla perfezione, la formula deve essere seguita da tre sputacchiatine e tre gesti di corna fatti con ambo le mani e volti all’ingiù.”

Questa era una “vera” formula antimalocchio che Pappagone, il personaggio un po’pasticcione e grottesco, ma alla fin fine cocciuto e sfacciato (malgrado la sua impressionante ignoranza) rese nota a tutta l’Italia, insieme a una serie interminabile di sfondoni grammaticali e stravolgimenti semantici nonsense (specialità in cui in seguito Frassica diventò maestro). Tanto ostinato da sposare nello sketch dell’ultima puntata la bella ragazza “misteriosa” di “Scala Reale”. Il grande Gianni Agus una spalla grandiosa e insostituibile. La gara fu molto bella e particolare. Due squadre guidate da due cantanti di livello più alto, Domenico Modugno, Little Tony, Gene Pitney, Sergio Endrigo, Claudio villa, Aurelio Fierro, Ornella Vanoni, Nunzio Gallo, Gigliola Cinquetti, Nini Rosso, , Gianni Morandi, Nilla Pizzi, Dalida, Bobby Solo, Michele, Françoise Hardy, si scontravano in ogni puntata con l’appoggio di tre cantanti “minori”. Tra i minori c’erano naturalmente grandi futuri talenti o nomi interessanti: Donaggio, Gaber, Berti, Villani, Betty Curtis, Sannia, Franco Tozzi, Zanicchi, Bongusto, Identici, Papete (poi Mario Guarnera), Ranieri, Dorelli, John Foster, Edoardo Vianello, Luigi Tenco, Evy (futura Belle Epoque), Goich, Germani, Amedeo Minghi, Fontana, Shayne, Patty Pravo (al suo esordio), Don Backy, e tanti altri. I capisquadra, oltre a cantare la loro canzone, erano impegnati in pregevoli sketch a tema, trasformando questa gara in un vero spettacolo nel quale i cantanti erano veri protagonisti e attori. Tra questi non si può dimenticare uno stupendo sirtaki che Dalida balla intorno a Luigi Tenco.
La finale continuava con il gioco delle squadre, che videro infine (per effetto delle cartoline pervenute) scontrarsi le due squadre di Gianni Morandi (LA FISARMONICA) e Claudio Villa (GRANADA). Il duello non fu favorevole a Gianni Morandi, per il quale non era evidentemente un momento fortunato se contestualmente subì la perdita prematura della bambina, Serena, che la Laura Efrikian doveva dare alla luce. Il reuccio ebbe la meglio con la trionfante GRANADA. Gli altri finalisti non sarebbero arrivati in finale se non per l’appartenenza alla loro squadra e fu l’ultimo anno che una cosa del genere poté accadere. Nella squadra di Gianni Morandi erano: Sandie Shaw (LO VUOLE LUI, LO VUOLE LEI), Dino (PICCOLA, MIA PICCOLA), Romano VIII (MILLE PERCHE’). Nella squadra di Claudio Villa: Iva Zanicchi (MONETE D’ORO), Achille Togliani (SCELGO TE), Gianni Pettenati (CIAO RAGAZZA CIAO).
Occorre ricordare che i pezzi eseguiti erano eseguiti reincisi in RAI.










PROGRAMMA
Presentazione Di Aba Cercato. Peppino De Filippo e Aba Cercato. Presentazione delle due squadre e dei cantanti. Sandie Shaw. Gianni Pettenati. Romano VIII. Achille Togliani. Dino. Iva Zanicchi. Presentazione di Gianni Morandi. Gianni Morandi. Presentazione di Claudio Villa. Claudio Villa. Abbinamenti biglietti vincenti ai cantanti. Peppino De Filippo (monologo) introduce Pappagone. Siparietto Pappagone (con Gianni Agus). Balletto. Votazioni giurie. AbaCercato legge la classifica finale e proclama il vincitore. Peppino De Filippo premia le due squadre (trofeo d’oro e trofeo d’argento). Claudio villa replica la canzone vincente. Passerella finale.


















PARTITISSIMA (1967-68)




L’edizione era guidata da Alberto Lupo con un sipario comico di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ma una delle cose più belle e spettacolari era la sigla iniziale, un irriproducibile e ricchissimo circo con un’ambientazione forse fin siècle. Tra le voci che eseguono coralmente la canzone (che non fu sigla da classifica) si riconoscono Enrico Maria Papes e altri Giganti.
La formula di Partitissima era sullo schema dell’edizione precedente, con la differenza che in finale sarebbero arrivati tutti e sei i capi squadra senza i … gregari. I due personaggi che in qualche modo si distinsero e dominarono la situazione furono principalmente Dalida (DAN DAN DAN) e Rita Pavone (TU CUORE MIO). Questa aveva lasciato la RCA e appena firmato un contratto da capogiro con la nuova casa discografica, la Ricordi. Nel contempo, sebbene i suoi consensi in termini di voti/cartoline furono plebiscitari, si avvertiva una certa incertezza per la paura dell’effetto che poteva avere l’aver reso pubblica la sua relazione con Teddy Reno. E senz’altro una scarsa reale accoglienza nella nuova casa discografica dove già si respirava un’aria difficile per un cattivo rapporto tra le Edizioni e la Direzione artistica. Ma quella che fu una strana atmosfera di disfatta imminente non fu che il preludio della caduta a picco che si verificò nell’anno successivo per le sue quotazioni. Dal lato opposto su Dalida puntava la sua produzione italiana per cavalcare la triste tigre della sua sopravvivenza alla vicenda Tenco e al suo mancato suicidio. Tra gli altri protagonisti un Modugno alla ricerca di un rilancio nella nuova casa discografica romana RCA (MERAVIGLIOSO), Claudio Villa (CONCERTO ALLA VITA), e, forse un po’ raccomandati in quel momento in questo ruolo, Bobby Solo (SIESTA) e Ornella Vanoni (NON FINIRA’), entrambi con canzoni d'autore, il pezzo di Bobby (forse un po' "estivo"...) di Alberto Anelli ed Herbert Pagani e quello di Ornella di Paolo Conte e Pallavicini. Nella finale Dalida scippò la vittoria alla Pavone (che aveva il primato di voti/cartoline) e a Claudio Villa, per effetto di un “provvidenziale” e generoso apporto delle giurie. Per la cronaca, la Pavone neanche pubblicò il 45 con la sua canzone, che l’anno successivo fu incisa da Wilma Goich con il medesimo arrangiamento.
Una breve carrellata degli altri cantanti “secondari”… Dino, Patty Pravo, Rocky Roberts, Don Backy, Pettenati, Sannia, Al Bano, Louiselle, Leali, Fontana, Julie Roberts, Ranieri, Di Bari, Tony Renis, Antonio Prieto, Tony Del Monaco, Sandie Shaw, Teddy Reno, Celentano, Françoise Hardy, Goich, Milva, Michele, Stevie Wonder, Sentieri, Rascel, Petula Clark. Fidenco, Caselli, Antoine, Villani, Endrigo, Astrud Gilberto, Del Turco, Bongusto, Nana Mouskouri, Di Capri, Donaggio, Spinaci, Martino, Gagliardi, Christophe, Identici, Berti, Lea Massari, Betty Curtis, Sylvie Vartan, Nini Rosso, Lauzi, Boni, Adamo, Cinquetti, Little Tony, Pizzi, Dorelli, ecc. Un cast da pugno allo stomaco.
PROGRAMMA
Alberto Lupo introduce la gara. Aba Cercato testa i collegamenti con le giurie. Presentazione dei finalisti. Collegamento con Ippodromo di Tor Di valle e abbinamento ai cavalli per determinazione ordine di esecuzione. Ornella Vanoni. Rita Pavone. Domenico Modugno. Bobby Solo. Dalida, Claudio Villa. Abbinamenti biglietti vincenti ai cantanti. Balletto con presentazione ballerini. Alberto Lupo canta CERTE VOLTE. Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Votazioni giurie. Aba Cercato legge la classifica finale e proclama il vincitore.
CANZONISSIMA ‘68
“Zum Zum Zum” e tutti i cantanti in gara allineati, equidistanti e… coperti sembravano per qualche illuso i protagonisti dell’appuntamento del sabato sera, in realtà, come nell’esercito, più si è allineati e paralleli, più si è sottoposti. Il vero generale di questa edizione era Mina. Perfino i due partner intrattenitori/comici erano in una certa competizione e complementarietà tra loro, Walter Chiari e Paolo Panelli. Ma lei era la protagonista assoluta, con quel pizzico di disinteresse e modestia un po’ altolocata e di consapevole superiorità, dominio naturale e indifferenza verso le possibili polemiche che si indirizzavano verso il suo ruolo. Cantò di tutto, una specie di Studio Uno e (più tardi) Teatro 10, usando Canzonissima come passerella di altissimo livello, in un momento in cui artisticamente la cantante era in grado di dare il massimo in quanto libera di produrre le sue canzoni in una casa discografica finalmente solo sua. A ciò si aggiunga una particolare intensità generata in questo periodo (a mio avviso ovviamente) dai suoi drammi personali e familiari ( e non trovo necessario riassumerli).
La formula della gara è per il primo anno quella che diventerà lo schema seguito per le edizioni successive: una sorta di piramide al contrario, in cui ogni cantante gareggia per sé, con progressive eliminatorie fino alla finalissima, questo anno di sei cantanti. Alla partenza tutti o quasi tutti grandi nomi passati e futuri della musica italiana e non: Edoardo Vianello, Identici, Fontana, Villani, Gaber, Jannacci, Jula De palma, Bruno Martino, Di Capri, Rocky Roberts, Tony Renis, Zanicchi, Fidenco, Leali, Gloria Christian, Johnny Dorelli, Betty Curtis, Donaggio, Antoine, Anna Marchetti, Little Tony, Vanoni, Del Turco, Pettenati, Cinquetti, Endrigo, Miranda Martino, Michele, la grandissima Shirley Bassey, Bongusto, Lucio Dalla, Gino Paoli, Sannia, Sergio Bruni, Robertino, Goich, Aurelio Fierro, Loiuselle, Bindi, Milva, Don Backy. Un cast da brivido sul quale prevalsero i cantanti “Istituzionali”, Gianni Morandi e Claudio Villa delle edizioni precedenti, insieme alla Berti, che da quell’anno non schiodò più dalle finali, Al Bano, che per un paio di anni godette dell’ambrosia degli dei, e le due cantanti per le quali il 1968 fu un anno discograficamente parlando piuttosto felice, Caterina Caselli e Patty Pravo. Sulle canzoni della finale c’è da dire che SCENDE LA PIOGGIA era una famosa cover (ELEONORE dei Turtles), MATTINO era la “Mattinata” di Leoncavallo, POVERO CUORE di Villa era anch’essa di derivazione classica (Lehar?); si lasciava così intendere che il concetto di “inedito” per Canzonissima era un po’ più elastico che altrove. Ciò non toglie che l’effetto dei questi brani è ancora a distanza di anni smagliante. Il testo più interessante e intelligente era senz’altro la Tripoli di Conte che diede alla “mocciosa” Pravo (aveva solo vent’anni!!!) un’aura da super-fatal amazzone e valchiria dei malcelati sentimenti femminili. La Caselli invece cominciava a fare a botte con le canzoni e portò il pezzo che doveva portare a Sanremo (si pianificava già allora!), IL CARNEVALE, invece della noiosa UNA LUCE MAI ACCESA che restò per sempre un inedito. La Berti era purtroppo stata adottata da Mario Panzeri che da IO TU E LE ROSE la marcò stretta e non la mollò più e cantò SE M’INNAMORO DI UN RAGAZZO COME TE. In una recente intervista Orietta, senza dirlo chiaramente, ha lasciato intendere che il songwriter di PAPAVERI E PAPERE, al quale comunque la cantante rispose sempre con rispetto e carineria, in qualche modo la pressasse nello scegliere i suoi brani che in alcuni casi non la entusiasmavano davvero, e si può ben capire. Probabilmente questa nausea sedimentata la portò nel ’73 a lasciarsi soffiare dalla Cinquetti ALLE PORTE DEL SOLE, che invece, tra i brani del trio Pace-Panzeri-Pilat, era un brano un po’ più sù degli altri.
PROGRAMMA
Canzonissima CINE. Sigla. Claudio Villa. Orietta Berti. Al Bano. Caterina Caselli. Gianni Morandi. Patty Pravo.
Enza Sampo’ e gli abbinamenti dei biglietti vincenti ai cantanti. Walter Chiari (monologo). Collegamento con centro smistamento cartoline (Aba Cercato). Mina. Paolo Panelli e la Sora Cesira. Balletto con Mina. Walter Chiari. Mina (Medley). Collegamenti con le giurie: Paolo Villaggio Pippo Baudo. Enzo Tortora. Gianni Boncompagni. Mike Bongiorno. Aba Cercato legge i risutlati della gara. Chiari e Panelli. Proclamazione del Vincitore.
CANZONISSIMA ‘69
Quest’edizione di Canzonissima, astratta dal tempo, potrebbe essere riletta come una delle migliori. Lì per lì si presentò come una sofisticata e ricchissima macchina un po’ fuori dal tempo. Le cose stavano già notevolmente cambiando. La raffinatezza di un grande uomo di spettacolo come Johnny Dorelli (fino ad allora e anche nelle edizioni successive solo partecipante), la genialità, l’eleganza, il grottesco, dell’irresistibile Raimondo Vianello, la bravura della Gemelle Kessler, non bastarono ad evitare alla trasmissione critiche e una nebulosa aria di colpevolezza, tipica di una corrente di valori moralistici, fino allora non così potenti, che cominciarono a farsi strada. Le Kessler d’altronde non furono certo una scelta felicissima (sembra che Mina rifiutò il bis), essendo legate proprio a quel primo quinquennio degli anni ’60 che ora sembrava diventare oggetto di riprovazione. La scenografia eclatante e gli specchietti di Cesarini da Senigallia, che ancora negli anni non si riesce a snidare completamente, facevano il resto.
Al nastro di partenza molti cantanti dell’edizione precedente, ma ad emergere, tra i non ammessi alla finale, senz’altro le due rivelazioni dell’anno: Nada e Rosanna Fratello. Insieme, la consacrazione a big di Massimo Ranieri, che accede per la prima volta alla finale. Da sottolineare il tonfo di Rita Pavone, con popolarità in discesa verticale dopo il lieto evento in agosto, e di Patty Pravo che rileva un lieve calo rispetto al trionfo dell’anno precedente e che non potrà cantare nelle semifinali la canzone che Battisti le aveva donato, PER TE.
Il cast sembra un po’ più povero dei tre anni precedenti: Leali, Shirley Bassey, Don Backy, Ombretta Colli, Little Tony, Miranda Martino, Mal, Dori Ghezzi, Fontana, Astarita, Bobby Solo, Robertino, Dalida, Maurizio, Lara St.Paul, Tessuto, Zanicchi, Di Capri, Sylvie Vartan, Reitano, Sannia, Herbert Pagani, Endrigo, Rocky Roberts, Milva, Gaber, Betty Curtis, Bongusto, Dino, Villani, Nino Ferrer, Michele.
Battisti già in scaletta riesce a svicolare; assenti la Vanoni, la Cinquetti e la Caselli.
I finalisti rivedono Modugno rientrare in piena forma in lizza con la bellissima MA COME HAI FATTO (il nuovo corso delle canzoni con un lungo parlato, LA LONTANANZA, COME STAI; ma TUTT’AL PIU’ non sembra una canzone scritta per Modugno?); AL BANO ha una sua canzone (MEZZANOTTE D’AMORE), la povera Berti UNA BAMBOLA BLU del solito “trio”, Massimo Ranieri, per la prima volta in finale, SE BRUCIASSE LA CITTA’, Claudio Villa con IL SOLE DEL MATTINO, Gianni Morandi, che vince per la seconda volta con MA CHI SE NE IMPORTA.

Tanto per rievocare l’atmosfera del momento, la puntata del 12 dicembre non fu trasmessa per l’attentato di Milano alla Banca nazionale dell’Agricoltura a Piazza Fontana.



PROGRAMMA
Presentazione. Parodia in film. Presentazione finalisti. Domenico Modugno. Al Bano. Orietta Berti. Claudio Villa. Massimo Ranieri. Abbinamenti biglietti / cantanti. Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Balletto più Gianni Boncompagni. Paolo Villaggio. Dorelli e Vianello. Dorelli canta con Kessler. Collegamenti con le giurie. Vianello. Proclamazione del vincitore.

CANZONISSIMA ‘70
La Canzonissima ’70, se segnava l’inizio di un nuovo decennio di Canzonissime, fu un’autentica rivelazione di semplicità, di freschezza, di novità, di leggerezza e di … economia. La Raffaella di “Io Agata e Tu” così poco considerata in Italia, ma senz’altro non priva di ambizione e ostinazione nel voler arrivare, rinunciò, disse, a un importante film con Steve McQueen, e ben investì su Canzonissima se proprio da quest’edizione in cui si presentò ancora candida e fresca, decollò il suo astro e la sua astronave verso il successo definitivo. Tanto che l’anno successivo entrambi Corrado e lei furono richiamati a bissare la trasmissione e nel ’72 se ne sentì la mancanza (malgrado la indubbia bravura di Loretta Goggi). Corrado, lei, il pappagallo, la cupola di sfondo di Zitkowsky, i balletti di Gisa Geert, il viso plastico di Franco Pisano, tutto sembrava veramente azzeccato. Anche il crudele meccanismo degli accoppiamenti estratti a sorte tra cantante uomo e cantante donna movimentò la trasmissione e rese il meccanismo dell’eliminazione meno drammatico perché maggiormente legato alla sorte. La pallina decise fortune e sfortune di vari personaggi, di Ornella Vanoni, Don Backy, Rosanna Fratello, Nada, Nicola Di Bari. Tony Del Monaco arrivò in semifinale (insperabile) ma decretò poi con l’accoppiamento l’eliminazione di Patty Pravo. Rita Pavone sembrò dover tornare a nuove glorie con una nuova produzione discografica in RCA, ma a ben vedere gli accoppiamenti che le valsero l’accesso alla semifinale furono in realtà con due finalisti, Mino Reitano e Massimo Ranieri, rimanendo bruciata dall’ultimo accoppiamento a Little Tony. Infine almeno due delle finaliste, Marisa Sannia e Caterina Caselli, dovettero senz’altro ad accoppiamenti fortunati il loro accesso alla finale (rimasta famosa la frecciata acida della Vanoni alla Sannia che aveva estratto l’accoppiamento con Villa, “Ma te li prendi tutti tu…???”).
La finalissima del 6 gennaio consacrò il successo del nuovo astro Massimo Ranieri, che vinse con VENT’ANNI, e si conquistò la partecipazione all’Eurofestival, e il primo segno del declino di Gianni Morandi (CAPRICCIO), che con alterne vicende e qualche eccezione, durò grossomodo fino agli anni ’80. Claudio Villa con NON E’ LA PIOGGIA e Orietta Berti con AH, L’AMORE CHE COS’E’ (del solito Panzeri, con Pace e Conti). La Sannia e la Zanicchi portano rispettivamente due pezzi degli ingiustamente defenestrati Don Backy e Nicola Di Bari. Marisa Sannia la canzone PRIMAVERA, (niente di eccezionale ma tutt’ora quando la sento mi commuove); e Iva Zanicchi UNA STORIA DI MEZZANOTTE. Le versioni originali dei due autori sono nel rispettivo Lp del 1971 (Fantasia di Don Backy e Nicola Di Bari), ma sinceramente meglio nella versione delle due cantanti. La canzone della Zanicchi peraltro ha un testo che ricorda le contemporanee canoni della Pravo e Pavone (si parla sempre di una lei che ritorna e ha paura di essere mandata a quel paese, e quell’altro non si sa come la tratterà, se le apre la porta, se le apre e poi la tratta male o se proprio non le apre e non la vuole vedere). Infine Caterina Caselli; VIALE KENNEDY non è un pezzo che poteva passare alla storia ma in fondo era in linea con gli altri due del periodo (L’UMANITA’ e LA MIA VITA, LA NOSTRA VITA) e quello del successivo Sanremo (NINNA NANNA). E poi in fondo Claudio Cavallaro, l’autore, faceva pezzi che nel parco Cgd avevano sempre una certa personalità.
PROGRAMMA
Corrado e Raffaella. Presentazione degli otto finalisti. Gianni Morandi. Iva Zanicchi. Mino Reitano. Silvan. Caterina Caselli. Massimo Ranieri. Corrado (monologo). Carrà balletto. Marisa Sannia, Claudio Villa. Orietta Berti. Vittorio Gassman.