giovedì 8 marzo 2018

Essere felici



Essere felici. Un bel problema. Paradossalmente è più difficile essere felici che non esserlo. La nostra vita, la nostra cultura "europea" ci portano a vivere secondo uno schema (che ci hanno instillato, per carità), per cui la vita è sofferenza e vive bene chi è capace di "dominarla". Da questa idea che chi non soffre è chi riesce a "dominare" la sofferenza consegue che non si potrà mai essere veramente felici. Il modello accreditato dai nostri media ma anche da una perenne persuasione che parte dalla nostra famiglia e continua a scuola per poi ritrovarla in tutti i film (o quasi) e nei discorsi della gente comune è che: la felicità non esiste. E' "felice" chi ha la pelle tanto dura da otturare quei canali da cui può passare e si può insinuare l'infelicità. Chi ha grinta e capacità di "mordere" la vita e con scaltrezza e aggressività sa bruciare tutte le tappe e non solo quelle e sa passare con una specie di carro armato virtuale sul cadavere delle persone che incontra sul suo percorso, che siano persone della famiglia piuttosto che estranei. La società attuale è tarata su questo schema, uno schema che viene da lontano. L'uomo è educato a una cultura di dominio o di "gestione" dell'altro uomo, questo modello si perde nella notte dei tempi. Ma, mentre andando indietro nel tempo, si rintraccia quello schema per cui con le doti, il valore, le capacità si poteva arrivare a occupare dei posti onorevoli e importanti nella società, è sempre più difficile nell'attuale che con il solo valore che si possiede si possa emergere ed essere apprezzati. Le doti non sono più un punto a favore ma spesso, da parte di chi deve decidere, un imbarazzante fardello da gestire e spesso da sacrificare. E' molto più importante "saperci fare". E questo a scapito del livello di qualità generale, in ogni ambito.


Questo lungo preambolo mi serve solo per dire: come si può essere felici in una realtà del genere?
Essere felici non è qualcosa che viene dall'esterno, come siamo abituati a pensare, ma è qualcosa che viene da dentro. Il problema è che questo "dentro" è un "dentro" condizionato e imprigionato, non libero, che attende sempre conferme dall'esterno, che aspetta le gratificazioni e i premi, che aspetta di trovare l'amore, senza essere capaci di darlo. Essere felici lo si è se si capisce di essere veramente infelici a ragionare in questo modo sbagliato e si cerca un'altra strada. Di strade ce ne sono tante. Io l'ho trovata da tanti anni ma ancora non ho imparato ad usarla al 100% per cento. So come si fa ma non so farlo sempre e a comando. Sono ancora molto bloccata e condizionata dai miei schemi. Non so farlo perché il mio ingranaggio è organizzato secondo lo schema che ho cercato di descrivere prima.
Io so cosa significa essere felici, significa sentirsi pienamente se stessi, sentire il proprio io libero da ogni limite e condizionamento, essendo sempre pronti a tirare fuori un sorriso anche quando ti stai per incazzare, saper sorvolare certe insidie che altri essere umani cercano di serrarti di fronte per qualche motivo che non è facile capire, essere forti nel presentarsi agli altri con una dignità e una fierezza che va oltre ogni debolezza, un senso di sé che non assomiglia all'egocentrismo di tanti e che significa soltanto: "Io esisto e vivo con la più grande dignità, degna di rispetto e amore; io sono grata alla mia vita e a tutte le persone che incontro, anche quelle che mi vogliono indebolire o danneggiare. Io sono contenta della mia vita e sono grata alla mia vita. Io sono "felice".