giovedì 14 agosto 2008

Da "Bambola " a.... (Spaventapasseri?) Il percorso artistico di Patty Pravo attraverso le sue canzoni "guida"


Tra i motivi che determinano l’ascesa di personaggi dello spettacolo alle glorie della pubblica devozione e al successo, spesso concorrono fattori apparentemente tanto diversi tra loro. Il momento storico, la situazione economica, la tipologia di personaggio che in quel dato momento può funzionare, le sue qualità. Per Nicoletta Strambelli fu senz’altro, nella seconda metà degli anni 60, che ella consacrò quel desiderio di emancipazione dalle imposizioni morali, cattoliche e familiali, che già si stava manifestando nella prima metà del decennio. Patty Pravo diede – come affermava Loredana Bertè – le chiavi di casa a un’intera generazione di giovani. La sua spavalderia, unita a un aspetto gradevole, un po’ felino, da femmina ma anche un po’ da maschio, le spalancò le porte delle classifiche di vendita oltre che il cuore di ragazzini e ragazzine nonché di persone più mature. Nelle interviste al pubblico del tempo, i tributi di adorazione si alternavano alle dichiarazioni di ostilità.

I suoi due primi 45 giri mettevano in risalto il senso di complicità verso la sua generazione ribelle (RAGAZZO TRISTE, 1966) e la spavalderia di chi non ha insicurezze né patria (QUI E LA’, 1967).

Il suo vero successo arrivò però con due pezzi che toccavano il cuore, SE PERDO TE (1967) e LA BAMBOLA (1968), dove Patty Pravo cominciava a tirare fuori la vera artista, quella che sa recitare la parte della donna tenera e innamorata. Il che, unito a quanto di trasgressivo emanava stabilmente dalla sua grinta, produceva una commistione niente male. La sua ambiguità sarà sempre alla base della formula del suo successo, tra leonessa dominatrice e senza scrupoli da un lato e femmina sensibile e capace di sentimenti profondi dall’altro. Questo “sentimento” sarà meglio definito dalla canzone omonima, SENTIMENTO (1968) successiva a “La Bambola”, e avrà un livello di definizione più nobile nell’elevare la donna esclusa e forse tradita a superba dignità in TRIPOLI ’69 (1968), presentata nella fase finale di una fortunata (per lei) Canzonissima ’68.

Seguirà un periodo interlocutorio e di transizione tra CONCERTO PER PATTY (1969), progetto tanto ambizioso quanto noioso, che non riuscì a santificarla completamente come star assoluta a cui poter perdonare tutto, IL PARADISO (1969), di Battisti (scippata a Ragazza 77 alias Ambra Borelli), NEL GIARDINO DELL’AMORE (1969), la “Rain” di Josè Feliciano.

Nel 1970 la sua prima partecipazione a Sanremo con LA SPADA NEL CUORE (1970), segno di una flessione che fu anche di tanti altri cantanti fino allora assenti dall’evento, fu alquanto banalizzata dall’accoppiata con Little Tony. Il piccolo Ciacci si avvalse della sua intraprendenza e insistenza per far fuori il bel Mal, in un primo tempo destinato a far da partner alla Pravo, e si vantò sempre di aver venduto più dischi di lei. I due vinsero solo la prima serata eliminatoria ma non rientrarono neanche tra i primi tre nella finale. Interpretazione severa e melodrammatica quella di Patty Pravo. Fu l’inizio della Pravo “francese”, di un nuovo personaggio, maturato nel corso del 1969 e sbocciato nel '70, che dimostrava almeno 15-20 anni più del precedente, che violentò le sue fasce di pubblico, pubblico che doveva conseguentemente e probabilmente essere non più tanto giovanile. Una vocalità forse eccessiva, fastidiosa, ma che non si può non considerare originale: un misto tra la Greco, una nera Nina Simone e i classici vibrati pop-rock del periodo. Senz’altro adatta ai tempi ma troppo spinta in avanti per poter essere adeguatamente apprezzata.

PER TE (1970), di Battisti, inizialmente destinata ad essere il pezzo inedito alla finale di una sfortunata Canzonissima 69, uscì invece per l’estate '70 e fu un successo, data la paternità del pezzo; LA SOLITUDINE (1970), una francesissima ballata su una poesia di Arthur Rimbaud (Sensation), ‘composta da’ e ‘cantata con’ il cantautore francese Robert Charlebois, fu presentata alla Mostra Internazionale della Musica Leggera di Venezia in settembre; seguì una Canzonissima ’70 da brivido dove nella seconda fase la cantante arrivò come un violento pugno allo stomaco nella saltellante rassegna del sabato sera con una lacerante versione di NON ANDARE VIA (1970), splendido arrangiamento di Ruggero Cini mai eguagliato nelle successive esecuzioni; infine la stupenda TUTT’AL PIU’ sicuramente nobilitata dalla sua interpretazione “teatrale”, un’accorata e appassionata storia di abbandono e di separazione.

Con il cambio di casa discografica dalla RCA alla Phonogram, Patty Pravo esercitò un maggiore controllo sulle sue produzioni, esasperando progressivamente l’impatto estetizzante della sua immagine e della sua musica, facendo inoltre perno più sui Long Playing che su singoli d'impatto, ove in RCA gli album seguivano un binario parallelo e celebrativo dell’artista a sostegno della centralità dei singoli. Dei tre album Phonogram, il primo “Di Vero In Fondo” (1971) il più riuscito, delicato e recitato, il secondo “Per Aver Visto Un Uomo Piangere” (1971), più giovanile, moderno e più vicino al pop-rock progressive, il terzo, “Sì Incoerenza”, aspra e severa poesia, il punto di non ritorno del suo personaggio “francese”. Poco significativi, come dicevamo, i suoi 45 giri: LOVE STORY (1971), sfruttatissima come fu poi nel 1972 “Parla Più Piano” da “Il Padrino”; NON TI BASTAVO PIU’ (1971), intenso repechage dello scarso successo delle Voci Blu COSA NON PAGHEREI di David Shel Shapiro, riadattato a Patty Pravo da Vito Pallavicini e presentato alla Mostra di Venezia nel settembre 1971; IO (1972), flop al Disco per L’Estate 1972, un commerciale “Bigazzi-Cavallaro” forse poco convincente per l’eccessiva impostata Pravo.

A questo punto, esaurito il personaggio, si richiedeva un cambio di rotta. L’operazione ebbe segno contrario a quella precedente: la Pravo si tolse i 15-20 anni che si era aggiunti e si ridisegnò in una figura giovanile, nel frattempo più vicina a certe cantautrici americane alla Carole King e Carly Simon. Nuovi cantautori italiani, Monti, Ullu, Cocciante, Venditti, De Gregori mettevano a disposizione della cantante materiale fresco e originale, e Patty Pravo tornò ai vertici delle classifiche con PAZZA IDEA (1973), sfoderando dolcezza femminile ma consueta trasgressione, con testi che strizzavano l’occhio al progressive (allora si parlava di musica “pop”), e lavorando da quel momento sia al singolo sia all’album di qualità. Si esagerò quando la si volle mandare allo sbaraglio e in pasto a un pubblico giovanile e scellerato (si fa per dire…) al Festival di Avanguardia e Nuove Tendenze di Napoli e dove fu accolta da una pioggia di generi alimentari. L'anno seguente COME UN PIERROT e LA VALIGIA BLU (1974) sono estratti da un album spesso maltrattato, “Mai Una Signora”, delicato e poetico, col solo difetto di venire dopo l’album precedente, e che generò scarti in copiosa abbondanza (da ricordare che la cantante volle gettare quasi per intero la prima versione con gli arrangiamenti di Louis Bacalov, risultata troppo melensa). INCONTRO (1975), più commerciale dei precedenti e vicino al genere del partner Riccardo Fogli, fu realizzato in fretta e furia, ed uscì di sorpresa mentre il pubblico si aspettava il nuovo album prodotto da Maurizio Vandelli, quasi completato e altrettanto velocemente cestinato. TANTO (1976), debole il 45 giri, interessante nell’insieme l’album: per gli arrangiamenti di Vangelis; per la presenza di IO TI VENDEREI, che Mogol e Battisti si affrettarono a far incidere alla cantante per non scatenare la furia delle femministe, allora assatanate; e per la presenza di due pezzi del primo Mango. Un nuovo punto di stanca, la cantante lascia per la seconda volta la RCA e passa alla Ricordi: due 45 giri; il primo GRAND HOTEL (1976), la “Motel” di Renato Zero con un testo differente, è estratto da quello che resta uno degli album più originali della cantante, altissimi costi di produzione per l’epoca, prodotto da Enrico Riccardi. Il secondo 45 giri, da contratto, TUTTO IL MONDO E’ CASA MIA (1977), di Jurgens e Zambrini, penalizzato da una produzione spenta e dall’interpretazione “svogliata” della cantante. Siamo a fine 1977, retrofront, si rientra in RCA. Un nuovo grande successo in canna, PENSIERO STUPENDO (1978), dove l’ambiguità del personaggio si estremizza nell’amore saffico come contorno a una relazione eterosessuale, come può saper ben scrivere Ivano Fossati. Il personaggio da questo punto in poi schizza verso una figura più “rock” e più alterata mentalmente. Qui inizia e si fa più evidente, almeno a giudicare dai comportamenti televisivi, il suo percorso di alterazione “mentale”, per il probabile uso di sostanze stupefacenti. L'album è “Miss Italia” (1978) ma la title track (cover degli Styx “Miss America” con testo scritto dalla stessa Patty Pravo e allegoricamente riferito alla Democrazia Cristiana, al tempo inamovibile partito di governo) fu bloccata dalla stessa RCA per il citato contenuto e non inclusa. Dallo stesso album, ma leggermente arricchita sul 45 giri, è tratta SENTIRTI (pubblicata l'anno successivo, 1979), di nuovo un pezzo di Mango, e surreale e splendida Patty Pravo appare in “Trix”, l'originalissima trasmissione di Enzo Trapani. Sempre nel 1979, AUTOSTOP è tratta dal “Munich Album”, inciso a Monaco di Baviera e diretto da Rainer Pietsch, album che è un po’ la prima vera benedizione della Pravo icona gay, l’arrangiatore è lo stesso di Amanda Lear, tra i composer c’è Ivan Cattaneo, la voce ricorda più quella della Carrà che quella della Pravo del '70 più singolarissimi virtuosismi su note altissime. Da quel momento la carriera di Patty Pravo sarà a corrente alternata, risentendo totalmente della sua volubilità, accentuata probabilmente dallo stato psico-fisico non esattamente lucido. In America, California, in piena esperienza droga, incide un album più “rock” degli altri, “Cerchi” (1982), pubblicato dalla MBO-Ricordi, la "y" di Patty diventa “i” come quella di Patti Smith, ai testi collabora Maurizio Monti, nelle promozioni TV rivelerà, in modo a volte assolutamente grottesco, le sue condizioni, e anche il programmato tour salterà completamente.

Successivamente, è il 1984, rientra in Italia per un nuovo contratto con la CGD, stavolta farà impazzire la Caselli e il produttore Italo "Lilli" Greco ma con un astuto escamotage riescono a farle incidere il nuovo album, neanche tanto male, “Occulte persuasioni”, certo differente dal progetto iniziale dove Paolo Conte doveva fare la parte del leone, mentre alla fine dei giochi partecipò a due soli pezzi, in più mascherato da uno pseudonimo e affiancato da Giancarlo Trombetti. La cantante si dimostra ingovernabile e pezzi splendidi del tipo “Spaccami il cuore” rimarranno fuori. Il pezzo che la cantante presenta a Sanremo 84, PER UNA BAMBOLA, è un bel pezzo, una piccola perla di Maurizio Monti, la sua vocalità è di nuovo quella della vera Patty Pravo. Seguirà la Premiatissima 84 in cui la cantante dà prova sì di pazzia ma anche di grande versatilità ideando costumi e coreografie assolutamente impensabili. Nel 1985 45 giri “da contratto”, MENU’(versione italiana)/DAY BY DAY (versione inglese)(1985), bella nella versione inglese, inutile in italiano, il team è quello della vecchia RCA (Migliacci-Zambrini-De Natale), ma Migliacci, autore del testo italiano, subirà le ire della cantante per aver scritto un testo effettivamente assai brutto; il quale Migliacci si difenderà con un laconico “Ma come, abbiamo fatto tante belle canzoni insieme!!!”

Nell’86 si annunciò come imminente un rilancio in grande stile della “grande” Patty Pravo con un nuovo contratto con la Virgin, ma la cantante – tra provocatorio e sciroccato – portò a Sanremo come fosse inedito, un pezzo di Dan Fogelberg, “To The Morning”, PIGRAMENTE SIGNORA (1987), esibendosi con un leggio, un’originalità a stilizzare la sua poca memoria (forse dovuta ai suoi recenti eccessi, ma già a Canzonissima 69 dimenticava le parole…). La Virgin non le perdona la pessima figura e rescinde il contratto. Il rilancio annunciato si rivelò non così eccelso se tutto quello che la cantante riuscì a recuperare dal mancato LP con la Virgin furono la canzone CONTATTO e il retro SO FINE SO NICE (1987), singolo pubblicato dalla Carrère, assolutamente privo di particolare pregio e mordente, unica nota degna risulta apparentemente l’arrangiamento di Toto Torquati, anche se il primo pezzo nella versione “Virgin” doveva essere più suggestivo e accattivante, un po’ alla Phil Collins.

Il progetto successivo si disegna nel nuovo contratto “Fonit Cetra” e si avvale dell’opera del suo antico collaboratore Giovanni Ullu (da “Pazza Idea” a “Mai Una Signora”); produce il vecchio volpone Paolo Dossena. Non ci sono 45 giri, l’album è molto interessante, “Oltre l’Eden”, e si dice che ne esista una versione molto più concept, con pezzi di lunga durata, che non vedrà mai la luce e di cui ogni tanto si vocifera la pubblicazione. L’album viene presentato “live” da Renzo Arbore, International DOC Club, è il 1989, i pezzi sono belli, la cantante è in splendida forma vocale e sembrerebbe anche abbastanza presente a se stessa.

L’anno successivo, il 1990, un nuovo colpo di coda. E’ in lista per il Festival di Sanremo, con la canzone DONNA CON TE, di Danilo Amerio e Luciano Boero, è il Sanremo di Aragozzini e del ritorno alla doppia esecuzione con i cantanti stranieri, la cantante è accoppiata ai Kaoma, la canzone è una specie di lambada francesizzante di sicura presa ma anch’essa in odore di plagio per la notevole somiglianza a “Englishman In New York” di Sting; la Fonit l’ha concessa in appalto alla casa musicale “Cose Di Musica”, etichetta Epic, ma la cantante, che non si sente abbastanza considerata nelle sue richieste, con un colpo di testa convoca i giornalisti e si ritira dal festival. La sua spesso sospetta emula Anna Oxa (in alcune esecuzioni più che in altre) la sostituisce. In deroga a quanto ancora leggo da grilli parlanti perennemente devoti, che deprecano la bruttezza di questo testo, si può tuttora dire che quella canzone non era poi male e che Patty Pravo ha cantato testi ben peggiori. Nei mesi seguenti ci si rifà con Mediaset e si contratta una partecipazione con vittoria annessa alla Rotonda Sul Mare, più album di refresh dei vecchi successi con la Five Records. Giancarlo Trombetti (già in Tripoli 69 e in “Occulte persuasioni”) farà degli ottimi arrangiamenti; una versione di “Non Andare Via” rimarrà inedita.

In seguito saranno anni bui fino all’album “cinese”, 1994, anni che, a detta dei collaboratori, la cantante ebbe seri problemi economici, ma senza troppi scrupoli non si risparmiò ad esempio di dare diverse buche a Mina per un duetto che quest'ultima le aveva proposto; nel 1992 viene perfino arrestata, esperienza da cui uscirà con notevole disinvoltura e quasi divertita per l’accoglienza riservatale dalle altre detenute. Il decantato album “cinese”, “Ideogrammi” (1994), nelle intenzioni uno strampalato progetto multimediale, era nel complesso brutto e ridondante (a parte un pezzo che salverei, veramente interessante, LA VITA) e conteneva anch’esso il grazioso vezzo al furto, ben due pezzi (ULTIMO IMPERO e SOGNI) rubati incluso arrangiamento al secondo album ‘This Mortal Coil’“Filigree & Shadow” della inglese 4AD anno 1986 (i titoli originali “I Want To Live” e “Red Rain”); si dichiarò che nelle stampe successive si sarebbero indicati i veri autori ma, visto che altre stampe non vi furono, i pezzi rimasero firmati da Patty Pravo. A inizio 1995 Baudo la vuole a Sanremo, I GIORNI DELL’ARMONIA è di Monti-Ullu (Pazza Idea). Il pezzo è a mio avviso bellissimo ma l’arrangiatore Fulvio Maras già nell’album cinese, ne fa un arrangiamento troppo asciutto ed ermetico, e Patty Pravo un’interpretazione troppo celebrativa e sontuosa.

Se si vuole considerare questo il fondo che si può toccare, il passo successivo fu vincente. David Zard la rimontò e puntellò, e preparò un vero grande rilancio. I concerti ripartirono con un ottimo repertorio a fine 1996 dal Piper di Roma, e al Sanremo 1997 Patty Pravo cantò uno dei pezzi più belli della sua carriera, scritto da Vasco Rossi e Gaetano Curreri, E DIMMI CHE NON VUOI MORIRE (1997) (occorre dire anch’essa scopiazzata da “Never My Love” un vecchio brano degli Association) e un album live tratto dal tour appena precedente, “Bye Bye Patty”: vincitrice morale del festival e prima nelle vendite (la vittoria a tavolino fu stavolta dei Jalisse, prodotti dalla compagna di Sergio Bardotti nume tutelare di quell'edizione del Festival, si sa – vista La Rotonda Sul Mare del 90 - la ruota gira). Il successivo è un album d’autore, “Notti Guai E Libertà” (1998), un ottimo album con grandi nomi, Dalla, Battiato, Ruggeri, Guccini, Incenzo, Fossati, Vecchioni, Baroni, ecc. Segue “Una Donna Da Sognare” (2000), album con Vasco Rossi, in realtà il volpone, in mezzo a splendide dichiarazioni di assonanza reciproca, la scarica a due sue collaboratrici, e l’album si può definire “senza infamia e senza lode”. Piacevole, dopo cinque minuti lo si è dimenticato. Nel 2002 la cantante è di nuovo a Sanremo (L'IMMENSO) ma qualcosa non va. I suoi occhi appaiono di nuovo indiavolati e iniettati di sangue, la voce biascica, incolla un chewingum al microfono, anche la madre le dice che non riusciva a capire molto bene il testo… L’album “Radio Station” è meraviglioso, ma si comincia a sentire in alcuni pezzi una strana voce “alterata”. Forse Nicoletta, dopo un periodo di grazia, ha sentito di nuovo l’attrazione fatale??? Qualcuno mi ha detto che la cantante ha speso più per gli oracoli che per l’album stesso. Mah. Lauzi ad esempio si sentì rifiutato da Patty Pravo perché - così si giustificò - la sua collaborazione non era sembrata favorevole ai suoi consulti astrali e scrisse riferendosi alla cantante risentite parole di fuoco, feroce ed ironico, desiderando ed immaginando di incontrarla da sola e prenderla a calci nel sedere.

L’album successivo, “Nic Unic” (2004), risulta inascoltabile, voce impastata, pezzi che, chissà, cantati in un altro modo, forse… e un pezzo che da tempo già circolava tra gli inediti “pirata”, “Tristezza moderna” giacché non incluso nell’album “Oltre l’Eden” nel 1999. Ci si chiede con quale coraggio si possa mettere sul mercato un prodotto del genere.

E siamo arrivati ad oggi o quasi. “Spero che ti piaccia ... Pour Toi” (2007). Io stenderei un velo pietoso, perché al di là dei commenti, che sembrano da varie parti lusinghieri ed entusiastici (possibile?), questo lavoro non dice nulla, non si percepisce realmente l’omaggio alla cantante Dalida, considerato che Dalida non era l’autrice dei pezzi e la bellezza delle canzoni era proprio nell’interpretazione, non c’è alcuna nota di miglioramento nella qualità dei brani, anzi. Unica nota veramente positiva: Nic è di nuovo pulita! Ultimo round d'inutilità: la nuova versione de LA BAMBOLA (2008)! Ed è la sua quarta volta. In questa versione, veramente brutta, il pezzo, che ha ormai 40 anni, ha assunto un che d'inquietante, e sembra perfettamente in linea con la spaventosa ed esagerata opera di chirurgia estetica a cui la cantante si è sottoposta da una quindicina di anni in qua, una specie di feticcio imbalsamato per le fedelissime e irriducibili “ammiratrici”. A scapito della qualità, dell’originalità e della creatività che sono state da sempre i suoi punti di forza.

Insomma, non vorrei concludere in modo irrispettoso, la bambola di un tempo da lontano fa ancora un bell'effetto, senza avvicinarsi troppo, mi raccomando …