giovedì 10 luglio 2008

IL PICCOLO CUORE DELLE EMOZIONI




E’ come cercare di osservare cosa c’è dentro una goccia di Oceano, velocemente prima che evapori. Le emozioni non si fanno capire, non si fanno toccare, non sono visibili. A volte si possono dominare ma se sono potenti si ribellano e dominano a loro volta. Non hanno colore ma amano i colori, percepiscono dei segnali ma non li sanno tradurre in modo comprensibile, li trasformano in pulsioni, movimento, esplosioni: colore, suono, pensiero incontrollato.
Se l’emozione è positiva, si corre, si canta, si urla, si salta, ci si apre, come ad accogliere ancora di più, al respiro, all’energia, all’atmosfera intorno a noi e lontana da noi. Se l’emozione è negativa, ci si blocca, ci si concentra su quel pensiero fino, a volte, alla perdita totale di energie, anzi cediamo tutte le energie alla nostra emozione, come fosse la nostra padrona.
La prima cosa da dire è che le emozioni non le sappiamo vivere e non le sappiamo gestire.

Un’emozione può essere poesia ma può traformarsi in disagio, timidezza, blocco; può essere fantasia ma può volgere anche solo in grigiore e inutilità. Desiderio e il suo appagamento oppure il desiderio inespresso e inappagato e, quando va meglio, sublimato.

Insomma cosa fare delle nostre emozioni? Lasciarle scorrere e non averne paura, sentire che comunque siamo protetti, che possiamo lasciarci andare senza che ci succeda nulla, che possiamo aprire i nostri sensi, la nostra mente, il nostro cuore.

Per quanto mi riguarda sono stata sempre ostaggio delle mie emozioni, di tutti i tipi, solo in alcune situazioni ho dato grandi prove a me stessa di saperle dominare e tirare fuori tutto quel meglio che esse avrebbero voluto bloccare. Tant’è che dopo questi eventi mi sono talmente stupita di me stessa dicendomi ... ma come hai fatto? E tuttora, se ripenso a quelle situazioni, non mi riconosco tanto bene, vedendomi molto più spesso nella mia veste invece più frequente di avviluppata e imballata.

Le più forti, frequenti e irresistibili sono state le emozioni sessuali - nell’attrazione inspiegabile e torbida per un’altra persona - che tanto sembravano insuperabili, quanto, nel tempo, trasfondendosi nel contatto fisico o nel consumarsi del rapporto, sono poi scomparse quasi nel nulla rimanendone soltanto un ricordo, a volte bello, a volte brutto….. Queste emozioni nel tempo mi sono sembrate avere un cuore molto piccolo; un piccolo cuore egoista; sebbene, infiammati dalla passione, in queste situazioni si straparli di … “amore”!

Le emozioni che mi sono rimaste invece sono quelle in cui ho sentito talmente forti le emozioni degli altri, anche a distanza a volte, tanto da sentirmi una specie di ricetrasmittente, che all’inizio non sapeva cosa farsene di queste “altre” emozioni e riusciva a gestirle ancor meno delle proprie.

In tutto ciò l’emozione più grande che io ricordi è quella che provai un giorno in altissima montagna. Ci sono luoghi che mi trasmettono cose negative; invece arrivando in quel posto ebbi subito una sensazione fortissima e intensa di energia, di benessere, di importanza della vita. Un’emozione indescrivibile. Quel periodo avevo una certa frequentazione, più che altro telefonica, con una donna; non una vera e propria amicizia, ma una sincera simpatia ed empatia; per forza di cose mi trovai spesso a sostenerla e ad incoraggiarla. In età abbastanza matura – dopo una vita piuttosto libera e vivace - si era messa insieme ad un uomo ed era andata a vivere con lui; anch’egli ben adulto, con un matrimonio naufragato e figli grandi alle spalle, con un carattere abbastanza particolare per non dire ... tremendo. Sapevo che questa donna era abbastanza in crisi con questa persona, e che forse pensava di lasciarlo. In quel posto di montagna, mentre vivevo quest’emozione forte, percepivo una specie di mia attitudine ad un senso di missione, trasmettere forza, chiarezza, coraggio alle persone, e mi venne in mente lei. In quel momento squillò il cellulare; mi sembrò normale che fosse lei, mi raccontò che era terribilmente in crisi, che la situazione si era ancor più complicata perché, avendo più di 40 anni, era rimasta incinta e non sapeva ancora cosa doveva fare. Io non le dissi grandi parole ma in quel momento ero talmente piena di sensazioni belle che gliele trasferii direttamente, dandole il senso che certe cose, come quelle che stava vivendo lei, erano bellissime. Questa persona, quando l’ho rivista, mi ha sempre ringraziato per quelle poche parole che ci siamo scambiate quel giorno.

(Foto: http://www.flickr.com/photos/butlittlegood/)