martedì 3 marzo 2009

Sanremo 2009: I Fiori e.. I Frutti


A poco più di una settimana da Sanremo cosa resta di questo grande evento? Nulla.
E così potrei chiudere il post con grande gioia del mio pubblico di disprezzatori permanenti. E invece no, parlo, ah ah.
Intanto in TV si continua a parlare di Sanremo (Porta a Porta, I Vincitori di Sanremo, ecc.) per convincerci che è stato un grande evento. Ci si potrebbe domandare a cosa serva Sanremo. Anni fa nessuno avrebbe potuto fare una domanda del genere. Adesso è il caso di chiederselo. In teoria Sanremo dovrebbe essere la più grande vetrina di musica italiana, una rassegna che ospiti le nostre migliori produzioni, con o senza gara, un veicolo per la promozione della nostra musica all’estero, la spinta e il premio per chi ha lavorato meglio, un riconoscimento alla bravura, una sorta di diploma di personaggio rappresentativo della musica italiana.
C’è da dire, facendo un passo indietro dal Festival, che la musica, come l’economia d’altronde, è in una crisi di produzione e di creatività, da un lato tale da spingere tutti i fruitori di musica, che sono tanti, a rivolgere il loro sguardo al passato, straboccante di cose belle e di qualità, di tutti i tipi e per tutti i gusti. In secondo luogo, se in questo campo la Cina non rappresenta un pericolo (...), molti elementi stanno contribuendo a far scendere la curva della creatività musicale, in particolare: l’informatica applicata alla musica, un generale calo della fantasia musicale, la qualità degli artisti, la cosiddetta ispirazione attualmente vicina allo zero; ma tra tutti, l’informatica applicata alla musica, a mio avviso, è uno dei maggiori assassini della creatività. Una cosa infatti è essere un musicista, saper suonare e comunicare con uno strumento, e un’altra cosa è mettersi davanti a un computer componendo un diagramma, senza saper suonare nulla, trasformando un’idea in una formula matematica o un giochetto. Anche chi sa suonare ricorre al pc per creare una song a scapito di quel calore che la musica produce con uno strumento vero. Anche l’eccessivo perfezionismo degli attuali strumenti di registrazione fa sì che i suoni registrati non contengano quel rumore impercettibile che rendeva più caldo il suono e che trasporta le emozioni dal creatore musicale all’ascoltatore. Stesso salto che è diventato divario c’è stato dal vinile/analogico al cd/digitale. Il suono del vinile non ha confronti con il digitale in quanto a calore, emozione, profondità, consistenza. Tant’è che la gente si sta di nuovo appassionando al vinile.
A questa crisi profonda, strutturale, e anche esistenziale, della musica, fa pendant la crisi delle menti dei poveri (scusate la rima) dementi che lavorano nei posti chiave delle case discografiche. Dato quanto detto, che l’interesse si sta rivolgendo al passato, i poveri imbecilli che lavorando in posti decisionali mettono ogni tre-sei mesi le solite raccoltine da quattro soldi cambiando solo la veste grafica, rivelano: imbecillità, demenza, mancanza di conoscenza dei meccanismi di mercato, ignoranza musicale, depressione ad un livello grave, mancanza di rispetto per l’acquirente/amante-appassionato di musica. Perché deve esistere un “Vampiro” che dedica tutta la sua vita a questa immensa e stupenda mole di cultura (e per questo non risparmio devozione, amore e ammirazione) mentre quattro inetti mentecatti che potrebbero, in questa crisi, stampare e ristampare un patrimonio incalcolabile di cultura, e hanno la responsabilità di questo archivio, lavorano nell’arroganza, nella routine, nell’ignoranza e sciattezza? A tutto loro discapito, tra l’altro…
Fatta questa premessa, assolutamente necessaria, torno a Sanremo. A chi serve dunque questo Festival, se la musica che si compone e si rende nota fa schifo , se i cantanti che partecipano sono spesso mezze tacche, e chi vince è di solito un personaggio strategico per la mafia-business e senza senso, e dopo qualche mese giustamente scompare. Chi si ricorda di Jalisse, Annalisa Minetti, Lola Ponce e Jo di Tonno, oppure chi può negare quanto nulla abbia apportato la vittoria dal 1999 in poi ai vari Anna Oxa, Avion Travel, Elisa, Masini, Matia Bazar, Povia, Alexia, personaggi già decaduti e in cerca di un lancio o rilancio che non verrà, pronti ad una veloce sparizione immediatamente dopo. Al di fuori di Sanremo queste figure rimangono in un limbo ignavo e asettico. Certamente se vendono poco i "grandi", loro non vendono nulla. Quindi a chi serve Sanremo, o meglio, un Sanremo così? Al Comune e ai potentati che lo sostengonoono, al braccio di ferro Rai-Mediaset, a Pippo Baudo o a chi gli contende il ruolo di ras? E cosa dire di questo ruolo improprio di personaggi che non sono musicisti, abbandonato Baudo, il prete paraculo e incantatore finto sempliciotto Bonolis, che diventano le menti eccelse nell’Olimpo della musica italiana facendo, disfacendo e decidendo…. Per dirne solo una, l’unica canzone che ha venduto del Sanremo 2008 è “Bruci la città” di Irene Grandi che Pippo ha scartato!!!
Lunga premessa, scusate, eccomi al festival. A dieci giorni, nelle classifiche di vendita non vedo il cd compilation, in compenso sono presenti col loro cd, Marco Carta, Marco Masini, Dolcenera, Gemelli Diversi, Povia, Patty Pravo, Arisa, Sal Da Vinci, Karima, Alexia, Chiara Canzian, Irene Fornaciari. E Mina, naturalmente. Su cento certo non è granché, e poi se le classifiche sono vere come le vittorie di Sanremo…
Stranamente mi sono ritrovato ad ascoltare con piacere la raccolta di Sanremo 2004 organizzata da Tony Renis: quasi tutti giovani, di un certo livello, con le ovvie eccezioni; ancora belle le canzoni di Daniele Groff, Pacifico, Mario Venuti, Neffa: musica, non lagne, non a caso il direttore artistico era un musicista.
Eppure anni fa un certo Adriano Aragozzini ci ha regalato due Sanremi splendidi, vere vetrine di canzoni, di qualità, con doppia esecuzione italiani e stranieri. 1990-91. Era così costoso ricalcare e sviluppare quel modello?
Una vera competizione, non questa stupida roulette russa.
I PARTECIPANTI
Cominciamo da MARCO CARTA, non ho mai visto “Amici” e non ho alcun rimpianto, la De Filippi , vero uomo con fattezze femminili, lo ha adottato e non a caso per offrirgli la palma della vittoria è stata affiancata a Bonolis. La popolarità di “Mary” è senz’altro dovuta alle sue caratteristiche virili oltre che a un’indubbia solidità e presenza che mostra in scena. Il piccolo Marco non ha nessuna particolare dote: non è bello, non ha occhi così grandi e non è così bravo, la sua canzone è inesistente.
DOLCENERA si è ritoccata ma non è bastato a renderla bella e interessante, una specie di Rita Pavone slavata e sgambettante, una figlia di Fantozzi nobilitata. La canzone devo dire non è male, un po’ anni 80.
Su MASINI stendiamo un velo pietoso: non mi stupisco che qualcuno pensi che porta male, è una specie di corvo provinciale e che si limita da se stesso: ha delle qualità che se qualcuno lo tenesse sotto stretta produzione potrebbero offrire cose molto buone, ma evidentemente viene lasciato libero, come molti altri. Inoltre ho sempre odiato le canzoni che parlano dell’Italia, paese già tanto difficile, ma quando viene rappresentato o dipinto sembra ancora peggio (il paese e chi lo canta).
FAUSTO LEALI è un bravissimo cantante ed è da anni massacrato da canzoni orribili. Si dovrebbe rifiutare e non si sa (come molti altri) proteggere.
NIKY NICOLAI è brava ma non originale, seria e forse le manca quel non so che per renderla interessante. La canzone composta con Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, comunque era abbastanza carina: bocciata.
PATTY PRAVO, a parte l’aspetto da mummia senza naso, ma scusa, la canzone che ti ha offerto Ruggeri era tanto peggio di questa lagna già strasentita? Una grande come lei (ma evidentemente ogni tanto le si spegne il cervello) potrebbe avere ai suoi piedi i più grandi autori italiani.
PUPO-BELLI-YOUSSOU N’DOUR? Certo è difficile capire il dramma dell’immigrazione, specialmente Mogol.
RENGA, SAL DA VINCI, TRICARICO. Il primo, malato da tempo di Litfiba ( i Timoria erano un loro clone, capita), da anni fa di tutto per creare un suo stile, sembra sincero, ma anche a lui manca qualcosa; ora ci prova con un quadretto da tenore…. SAL DA VINCI, così famoso da stare già tra i grandi, bravo e insignificante, a D’Alessio non basta di propinarci la Tatangelo, ora ci prova anche coi maschi. TRICARICO, in fondo è stato punito perché ha presentato un pezzo poco ruffiano, l’ho apprezzato; ha pagato con l’immediata espulsione.
Bravi gli Afterhours ma sinceramente la teoria del “Paese Reale” in contrapposizione al “Paese Legale”, puzza di vecchio come un vestito muffo riposto in cantina. Non si può sentire. Così come non si può sentire hip hop nel 2009, per carità e per i GEMELLI DIVERSI . Meglio la voce filtrata di sottofondo, che il solista blaterante. Orribili.
Cosa dire di POVIA: povero e patetico furbetto, ha pochi metri d’autonomia. E con lui le povere donne che si mettono con un “ex” omosessuale, dopo poco tradite (con uomini) o lasciate, con tanto di prole.
Infine un omaggio alla bravura di due grandi comprimari: AL BANO e IVA ZANICCHI. Sono molto dispiaciuta che questi grandi cantanti siano costretti a sottostare alle leggi del taglione (peraltro demagogiche), dati in pasto, non solo al pubblico, ma alla malevola lingua dei comici di cartello; cantanti del loro livello meriterebbero tutt’altro rispetto. Gemme preziose buttate in mezzo a una discarica.
Intanto, come ogni anno, si è creato un binario preferenziale per i mostri sacri tra cui alcuni ben installati sull’olimpo degli intoccabili (e ben agganciati politicamente), grandi miti che vengono a Sanremo solo come ospiti d’onore o come padrini di promesse improbabili della musica italiana. PINO DANIELE, ZUCCHERO, LUCIO DALLA, ROBERTO VECCHIONI, RICCARDO COCCIANTE; salverei, se non altro perché qualche Sanremo se lo sono fatto anche in gara, MASSIMO RANIERI, GINO PAOLI,ORNELLA VANONI, e BURT BACHARACH e LELIO LUTTAZZI, perché grandi figure fuori da ogni schema e giudizio.
I Sanremi degli ultimi vent’anni hanno risentito più di tutto di questa differenziazione: se esistono dei super-ospiti significa che i partecipanti già partono svantaggiati.
In chiusura, cosa dire delle “promesse” della musica italiana?
Tra queste, come di norma, due figli d’arte, IRENE FORNACIARI e CHIARA CANZIAN, e come di norma di livello molto più basso dei genitori. Tra gli altri ARISA, la vincitrice, senz’altro almeno un personaggio, la canzone era sembrata carina al primo ascolto, ora sotto l’ossessivo tam tam delle radio, dopo tre-quattro ascolti asfissia.
Infine, volevamo ringraziare Dalla di aver sponsorizzato la sua corista, ISKRA, 62 anni, senz’altro una promessa più di altre. Se non altro perché le donne della sua età sono già da due anni in pensione.