Non ho mai pensato di chiedere a un’autorità superiore di risolvere i miei
problemi di donna nella relazione con la società civile. Mi sono sempre presa
la responsabilità delle mie defaillance professionali e sociali. Mi sono sempre
presa la mia responsabilità delle mie sconfitte ma anche delle mie vittorie. Non chiederei mai a una legge di aiutarmi ad
essere inclusa in un organismo societario. Come non chiederei mai a un arbitro
esterno di risolvere un problema con il mio uomo. Stiamo raggiungendo dei
livelli parossistici nell’imporre certe forme di rispetto con mezzi
improponibili mentre il rispetto non può che partire dalla persona che ne
richieda l’applicazione. Stiamo raggiungendo delle situazioni penose sia per
quanto riguarda il rispetto dei bambini ma anche di tutte le altre categorie “deboli”.
Sembra quasi che questa pseudo cultura etica di tutela normativa vada in una
direzione talmente staccata dalla realtà da sembrare un qualcosa di veramente spocchioso
e arrogante. Più è bassa la tutela delle persone nella loro realtà concreta,
che sia la famiglia, il genitore, il partner, il collega, più sembra
ritenersi necessario stabilire una norma “stringente” per proteggerlo. Non
esiste più nessuna forma di “educazione” dell’individuo, perché si è sgretolato
un sistema che fino a circa 40 anni fa era piuttosto strutturato. Ora non lo è
più grazie alla esplosione di culture “alternative” che senza arricchire o “aggiornare”
il vecchio sistema educativo lo hanno invece voluto “disarticolare” e scombinare
senza creare un sistema alternativo altrettanto valido. Se incontriamo una persona “educata”
è un evento incidentale; la parola “educazione” infatti risulta senza dubbio “obsoleta”.
Quando il femminismo ha preso piede, negli anni 70, io sono stata una giovane
sostenitrice di queste battaglie. L’ho fatto con molta sincerità perché ero e
sono tuttora convinta che fosse necessario rompere certi schemi ingiusti e
stupidi. Mancanze di rispetto, mancanza di riconoscimenti al proprio valore,
mancanza di libertà in certe scelte e situazioni importanti come fosse ad
esempio la scelta di tenere una vita in grembo piuttosto che dolorosamente
decidere di interromperla. I contenuti spesso non coincidono con la forma.
Questo a mio avviso è stato il problema di molte rivoluzioni, anche di quelle
politiche e sociali. Nel metterle in pratica è successo un qualcosa per cui
molti principi hanno preso una strada sbagliata, la realizzazione concreta di
certe idee, partendo da una base bella e idealistica si sono trasformate in
qualcosa di “mostruoso”, di "squallido", di "orribile". Gli individui
non sanno gestire con giustizia la loro evoluzione e i loro cambiamenti. Devono “strafare”
Torniamo alle “quote rosa”. Il potere è potere. Se una donna vuole esercitare un potere lo può fare in molti modi. Attraverso
la politica, attraverso la cultura, attraverso la “violenza”. Io mi sono resa conto
più volte che volevo sopraffare il mio uomo con la forza della ragione, della
mia intelligenza, della mia sensibilità. Tutto questo ha avuto un effetto
relativo perché la propria credibilità non passa attraverso delle strategie
strumentali, bensì attraverso qualcosa di molto più nobile e profondo: la
purezza dei propri intenti, la qualità dei propri contenuti, l’apprezzabilità
dei propri “prodotti”, la forza della propria bellezza interiore. Quando ho vinto è stato perché non ho imposto la mia aggressività bensì la mia qualità.
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