martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale Roma, ultimo Natale a Roma Centro


 
Questo è l’ultimo Natale a Roma Centro, una decisione dolorosa, lasciare un luogo a cui sono legatissima e legata profondamente in modo ancor di più indefinibile, con un sentimento che sembra venire da lontano, un senso di appartenenza viscerale, saturo di una grandissima forza di attrazione, con un perenne desiderio di scappare, un senso di pungente sofferenza, come quando si è in presenza di un sentimento troppo forte che si stenta a sostenere… come se il cuore fosse troppo piccolo per sopportare un’esplosione d’amore… Una città femmina fuori, e maschio dentro, affascinante, egoista, superba, strafottente, affettuosa e indifferente, dominante e perdente, unica, inattaccabile e disastrosa, pronta a subire mentre sa farti capire che nel contrasto sarai senz’altro tu a perdere…. Per 27 anni, metà della mia vita, ho vissuto in questo luogo, pieno di fascino, un quartiere umbertino sempre pieno di quel senso di romanità che si poteva ancora trovare fino a qualche anno fa; un quartiere misterioso, esoterico, forse a motivo di essere ex cimitero dell'antica Roma, ma anche riferimento di storie enigmatiche come quella che mette la cosiddetta "porta magica" al centro di misteri e rivelazioni alchemiche; dove se uscivi di casa e andavi al bar o al negozio di alimentari eri ancora in famiglia, e poteva spesso capitare di mangiare il piatto di fettuccine o di lasagne che ti offriva la signora Agata, barista truccatissima e curatissima, capigliatura cotonatissima e bionda ossigenata ancora a più di settant’anni; dove potevi incontrare la signora Iolanda, una meravigliosa signora con un viso da mucca, anch’essa sistematicamente dal parrucchiere, abbandonata in giovane età dal marito per un’altra donna, una vera romana di grandissimo cuore; la signora Olivi e i suoi fratelli, una donna minuta ma nel suo essere non bella aveva anch’essa grande cura e dignità, che gestiva un enorme magazzino di casalinghi e cartoleria, dove trovavi di tutto, dal quaderno vecchio  di 30 anni, ai cordami, ai pallottolieri,  penne e matite di tutti i tipi e oggettini di tutti i tipi e di un'altra epoca, che ricordava sempre ma apparentemente senza dolore del figlio morto in un incidente stradale; Umbertino, individuo indefinibile, sempre in giro con i suoi tre cani, tre sorelle prostitute e una depressa murata viva in casa da trent’anni, e che ogni volta mi prometteva di raccontarmi bene la storia della mia casa e delle persone che ci avevano abitato; io che quando con mio marito ho deciso di togliere alle porte strati di vernice per far rivivere il legno, ho sentito la vita di tutte quelle persone che vi erano transitate e quanta pazzia era passata per quella casa…. Quel piccolo mondo di quartiere si estendeva al mercato , dove personaggi come Walter, il macellaio, una roccia che mi parlava del suo juke box che non riusciva a far funzionare, di Adelina e Aldo, i “vignaroli” che vendevano i prodotti di orto più insospettabili e che arricchirono le mie conoscenze gastronomiche, erano un ampliamento naturale di un quartiere dotato di un carattere, un costume, una dimensione umana, un popolo problematico ma riconoscibile, nella sua schiettezza, semplicità, carica affettiva…..
In pochi anni uno tsunami senza carattere né forma ha travolto tutto, insieme alla morte “naturale” di molti personaggi, veri personaggi che fanno ancora sentire più forte il senso di insignificante che sembra diffondersi sempre di più tra le persone, come ai grandi attori presenti sulla scena fino a quarant’anni fa, fa da triste contrappeso l’attuale panorama di inetti che fanno venire il mal di pancia solo a sentirli parlare, individui che non si vergognano per niente di stare di fronte a una telecamera e blaterare lagnosamente senza dizione, senza dignità, senza arte né parte. Li vedo quando qualcuno (che ha cercato di dimenticarli nelle loro performance televisive) domanda loro cosa fanno nella vita… rispondere “sono un attore”… “faccio l’attrice”…… Che coraggio!! Guardacaso il loro idioma è un surrogato di "romanese" di ultima generazione, una contaminazione ben nota di idiomi di derivazione borgatara e murettare, travestito da italiano ostentato... Lo stesso processo di decadimento nel mondo dell’arte e del cinema è prima avvenuto nella realtà e nella vita.
Non ho più la forza di rimanere a vivere in un posto dove mentre cammini senti il fischio degli sputi che ti fanno il pelo a un centimetro e vedi chi fa la pipì attaccato a una macchina, a un palo, a un albero, come fanno i nostri animali domestici; non ho più lo stomaco di passare davanti a migliaia di negozi abberranti, assolutamente brutti da vedere, abitati da cinesi che non sanno e non hanno nessun interesse a sorriderti, chiusi e anche sgarbati all’occorrenza; call center, empori extra che ti vendono i prodotti scaduti ma te ne accorgi solo dopo averli consumati anche se facevano schifo perché sei così ingenua da fidarti; non ho più voglia di essere mandata a fare in culo, o insultata o insidiata da un tossico perché non voglio aiutarlo a rimanere il balordo che è e non voglio dargli neanche un centesimo per continuare ad esserlo.
E vado oltre, si parla ancora della mafia italiana, della camorra e della ‘ndrangheta, ma come mai non si parla mai della mafia cinese o di quella bengalese che a casa nostra la fanno da padrona? Come mai queste organizzazioni possono permettersi di comprare interi quartieri quasi a viso scoperto senza che nessuno gli dica nulla? Come mai un italiano che apre un negozio viene massacrato da vessazioni di tutti i tipi e controlli  sfibranti,  da Vigili del Fuoco, Asl e altre meraviglie, anche solo perché il lavandino del gabinetto non dista tot centimetri dal vaso, o perché la maniglia della porta d’ingresso non è orizzontale, o per qualche altra psicotica follia dei burocrati del controllo, mentre chiunque sia inquadrato in queste organizzazioni criminali può permettersi di tutto, senza che nessuno gli dica o gli contesti nulla? E’ solo perché l’economia cinese è la nostra padrona e le dobbiamo obbedienza cieca? Il capolavoro del marxismo in cui il lavoro non si paga perché tutti sono felici di accontentarsi di un piatto di riso? Chi dobbiamo ringraziare oltre alla grande Finanza e misteriosa regia internazionale, un po’ anche la nostra desolante cultura di sinistra che da quarant’anni ha ammalato le nostre menti rendendoci animali buonisti sempre pronti a colpevolizzarci noi per primi mentre qualcuno che si fa meno scrupoli di noi ce lo ha già messo in quel posto? I lavoratori cinesi non sono degli sfruttati? Nessuno ne parla? Sono fatti loro? Il caro Saviano perché non si viene a fare una passeggiata qui? Dobbiamo rispettare la loro privacy? Altra pestifera invenzione, grazie Rodotà e posteri, la privacy è la grande truffa del secolo; mai tante violazioni non solo della propria vita privata ma della propria intimità e della propria coscienza si sono verificate da quando qualcuno ha messo su questa impressionante montatura di bluff e contro bluff. Chi ci guadagna è solo chi ha da nascondere qualcosa. Tutti noi onesti e sinceri ci abbiamo rimesso e continuiamo a rimetterci. Provate a chiedere alcune informazioni alle varie aziende, ad esempio, se avete una causa in corso con qualcuno... Per il rispetto della nostra privacy da quando c’è la privacy riceviamo migliaia di telefonate a casa, negli orari più impensati.
E andiamo oltre, cosa hanno fatto le amministrazioni comunali di Roma degli ultimi 15 anni, i fantocci Rutelli, Veltroni e il deludentissimo Alemanno, per i problemi di Roma? Pavoni vanèsi, che oltre a occuparsi di rifare soltanto il make up a una città malata grave, come fanno gli americani ai cadaveri, non hanno saputo potuto voluto fare altro; malata, lo era prima ed in questi ultimi anni con l'immigrazione selvaggia diventata cronica in modo penoso. Una città che non ha organizzazione, educazione, disciplina, senza più carattere, anima, senso di solidarietà. Se ci penso e se penso al passato provo un senso di nostalgia devastante. Per questo cito nella quotidianità il puntuale entrare in avaria della metropolitana (l’ultima si è detto un atto di sabotaggio, ma chi ci crede?), gli scioperi della stessa metro che mettono in ginocchio solo i cittadini, i vigili che fanno le multe non per tutelare il traffico ma le tasche del comune e le loro, gli ausiliari del traffico, veri teppisti della multa fatta anche a chi è in piena regola pur di accumulare meritocrazia, le soluzioni dei geni del traffico che versa in condizioni tragiche attraverso l’adozione di soluzioni tanto “geniali” quanto inette, che non se ne capisce il motivo ma puntualmente peggiorano la situazione, ad esempio “mettiamo un senso unico all’unica via di accesso a un quartiere”, o costruendo un marciapiede enorme e parcheggi a spina costringendo le auto a procedere in fila indiana. E cosa dire dei mezzi soppressi e sostituiti da due o





tre corse, gli auto che passano ogni mezz’ora o per niente, oppure passano “fuori sevizio” e diretti al deposito mentre le fermate gremiscono di gente furiosa e rassegnata (ma non stanno consumando carburante?); quanto del tempo della nostra vita siamo costretti a sprecare in queste attese? I nostri abbonamenti, anticipando dei soldi, non gridano vendetta? Ancora, i postini che lasciano tutte le bollette della luce o del gas ammucchiate e buttate lì senza imbucarle nelle cassette, e che si perdono, o che ti lasciano l’avviso della raccomandata senza suonare, o che non te lo lasciano per niente, oppure cosa dire che gli uffici per ritirare le raccomandate sono spostati a 10 km dalla tua casa in posti raggiungibili solo a chi ha un mezzo; cosa dire dei musicanti nella metropolitana che ti costringono a suonarti nelle orecchie a tutto volume con un bell’amplificatore di mattina mentre ti sei svegliata da poco oppure a sera dopo una giornata di lavoro che vorresti stare in silenzio; e ancora cosa dire dei cassonetti AMA messi davanti a un passo carrabile e che in nessun modo si riesce a far spostare neanche chiamando vigili urbani, carabinieri, ecc.; oppure vogliamo parlare della maleducazione di chi si ferma in mezzo alla strada e si incavola con te perché non ci passi o per leggere un sms o per far comodamente scendere il proprio passeggero finendosi di raccontare le ultime confidenze, non curandosi della fila che si è fatta dietro….. Cosa dire ancora di lavavetri prepotenti che ti minacciano con la spatola perché gli hai detto di no……, o di subire tre diversi lavaggi di vetro in dieci minuti..?  Potrei raccontarne tante, ma non c'è abbastanza spazio per tutte le piccole e odiose mancanze di rispetto e di gentilezza di una generazione che sta crescendo nell’arroganza e nell’idea che tutto gli sia dovuto e che non debba esserci nessun limite al proprio libero arbitrio. Potrei fare degli esempi, come per chi fa rumore e non può diventare mai oggetto di riprovazione o di azione legale se non attraverso laboriose e inconcludenti procedure burocratiche (vedi ad esempio la presa in giro dell’Arpa, società che rileva le emissioni rumorose). La gente ci passa gli anni ad aspettare giustizia e intanto cerca una soluzione disperata, o a volte si fa giustizia da sé. E cosa dire di tutte quelle associazioni e associazioncine cultural o pseudo-culturali “non a scopo di lucro”, magari dietro arti o attività religiose o marziali, che approfittando di un benevolo regime normativo fanno il bello e il cattivo tempo, guadagnano soldi e generano reddito indisturbate, disturbando i vicini senza che nessuno possa veramente farci nulla? Questa città sta peggiorando come un vero e proprio filtro dell’Italia di ladri, di profittatori e di politici di bassissima lega. Se non fosse che la stessa Lega Nord si è fatta vergognosamente autogol con le ultime e numerose vicende giudiziarie, ci sarebbe da dire che non avevano torto; Roma è quello che è, una specie di fogna, il filtro della lavatrice dell’Italia lestofante inetta e ladra. Peccato che in questo marasma in cui predomina il peggio della natura umana, ci sia tanta gente onesta, educata e che ha voglia di lavorare.

Non voglio sognare troppo, ma se utopicamente emergessero delle nuove guide, dei politici puliti, decisi a ristabilire delle regole, sia al loro livello, sia nel vivere civile, potremmo ancora trasformare questa situazione. Ridare a questa città il senso di una grande metropoli, prendendo esempio dalle altre metropoli europee che hanno saputo dare un senso all'impeto del cambiamento. Intanto , per quanto mi riguarda, verrò al Centro di Roma solo per fare shopping. La mia tanto amata e bellissima città è meglio prenderla e piccole dosi ed evitare di viverla da dentro.
Un caro Buon Natale, auguri e saluti a tutti.









7 commenti:

Anonimo ha detto...

Sulla deriva dello stato della civile convivenza nel centro della nostra meravigliosa città, l'amarezza non può che essere condivisa: ma che c'entra l'impronta che la sinistra avrebbe dato a questo stato delle cose ? Scusa ma, ammesso che si possa attribuire a qualcuno la "colpa", negli ultimi (quasi) venti anni, chi ha avuto la possibilità di dare un seguito alle proprie iniziative in Italia, visti gli anni al governo quasi consecutivamente, se mai ne avesse avuto davvero cura e le avesse proposte proprio per cambiare la suddetta influenza di sinistra ? E allora, non sarà che siamo un popolo "geneticamente" predisposto al caos (la multietnicità esiste da secoli in tanti altri posti nel mondo, senza creare i problemi come da noi !)? Confidare poi nell'Uomo (politico) della Provvidenza, non fà che avvalorare questa ipotesi ...

margot ha detto...

grazie del commento, ma io non sto dando semplicemente "colpe" alla sinistra, ho semplicemente ipotizzato che un certo tipo di cultura e mentalità, refrattaria al concetto di autorità e tesa all'allargamento dei diritti "tout court" anche quelli negativi, non abbia che accentuato quelle tendenze che anche lei certamente ravvisa, di "popolo "geneticamente", io direi "storicamente", predisposto al caos. In questo senso non riconosco anche alcun merito alla nostra destra, come ho pure scritto. Per il resto non confido nell'uomo politico "della provvidenza", concetto che mi è estraneo, bensì nell'avvento di una categoria di politici il cui primo intento non sia di fare i propri beceri interessi e di rubare ma che lavori a un sistema per far marciare questo popolo così ricco di potenzialità ma sconclusionato e spesso, occorre dirlo, "indolente".

Anonimo ha detto...

Posso dire che pur riconoscendo alla sinistra la conquista e la difesa dei diritti civili (cosa che non posso mai dimenticare), non sono d'accordo neanch'io con la deriva "buonista" che se n'è originata: questa non è stata necessariamente condivisa dalla maggioranza dello stesso "popolo" della sinistra, ma è stata il frutto dell'utopia di un' elite che evidentemente non conosce la normale vita quotidiana. L'avvento di Alemanno ne è stata la prova: tanta gente anche tradizionalmente di sinistra che si era rotta e voleva maggior controllo, ha confidato (inutilmente !) nella svolta di un uomo di destra nella roccaforte avversa. Il concetto di autorità, in un popolo che abbia coscienza civica, non può essere lo stile Putin (per intenderci e restare al presente ...) ma dovrebbe derivare dalla scelta di una categoria di politici di cui si possa riconoscere la competenza e, di conseguenza, l'autorità ovvero essere messi in condizione di avere rispetto per quello che fanno.
Sono (purtroppo) pessimista circa l'avvento di una classe politica degna, proprio perchè di uguale spessore dovrebbe essere una maggioranza di elettori che la propone e la sostiene: ma sinceramente, dopo che si è dato credito reiteratamente al sig. B e a maggioranza lo si è sostenuto (taluni ancora lo fanno ...), dubito che la capacità di cognizione possa mai divenire determinante nella scelta dei ns politici.

margot ha detto...

Ad esclusione dell'ultimo paragrafo sono assolutamente aderente ai suoi contenuti. Io credo comunque nel concetto di "autorità" che per troppo tempo e ancora in pianta stabile si è confuso e si confonde con il concetto di "autoritarismo". Per quanto rigarda quello che lei chiama il sig. B non posso dire che mi sia o stato realmente simpatico ma non posso neanche sentirmi allineata allo sgangherato e spropositato odio verso questo personaggio, che ho sentito sempre troppo carico in quantità a quanto ne dovesse essere realmente necessario.

Anonimo ha detto...

Purtroppo è proprio l'ultimo paragrafo a fare la differenza ... Come progredire se ci si divide sulla considerazione di una figura come B. ? Come poter riferire quell'autorità di cui stiamo parlando a cotale personaggio che è la sublimazione degli italici difetti , più degli altri perché riproposto nel tempo ? La rabbia monta proprio perchè tante persone che anelano ad un nuove ordine si sono affidate ( e continuano a farlo !) per questo a ... B. !? Come dire, si condividono gli intenti, ma ogni sforzo viene annullato dalla scelta degli "strumenti" non perchè magari diversi (anzi !) ma in quanto incompatibili con la costituzione di una classe politica degna di rispetto e a cui conferire (solo) per questo l'autorità: non è questo il concetto relativo al riconoscimento dell'autorità, che tra l'altro Lei ha espresso (e lo condivido) nel blog “La quota femmina” ? Alla spudoratezza del malcostume e del malaffare (dove non c’è destra e sinistra) io come cittadino contrappongo lo sdegno che diventa furore civile quando non viene condiviso dai miei simili per determinare il cambiamento dei “timonieri” di turno (facoltà che ci è concessa): risentimento troppo carico in quantità a quanto realmente necessario ? Se non si ravvede nel soggetto in questione la mancanza di questi requisiti, magari tirando fuori il solito <<… tanto gli altri non sono meglio …>> la definizione di autorità diventa molto ma molto malleabile … e la ricerca una contraddizione in termini.

margot ha detto...

se vuole ogni tanto si può anche firmare, ho più piacere a risponderle. cari saluti.

Anonimo ha detto...

vabbè, potremo continuare a discuterne su uno dei ns terrazzi di casa, visto che tra poco saremo "vicini di" ... Però, vista l'altezza, potrebbe anche essere molto pericoloso !!!!!! :)